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Firenze, 21.10.17

Per essere credibili bisogna essere ammazzati, in questo Paese?”, riporta in copertina del suo ultimo libro Giovanni Bianconi ‘L’assedio – Troppi nemici per Giovanni Falcone’, il giudice che a suo tempo fu pure impossibilitato di accedere nell’empireo del Consiglio Superiore della Magistratura, che vedeva come “una struttura utile non tanto a garantire l’autonomia e l’indipendenza del magistrato, quanto ad esercitare un controllo esterno da cui era opportuno guardarsi”.

Inutile ricordare, e suggerito anni fa, che le correnti all’interno della Magistratura anderebbero eliminate, ma in una recente lettera al Presidente Mattarella si rammenta che una delle sezioni dell’ordine di autogoverno della Magistratura ha censurato all’unanimità il decreto governativo dell’agosto 2016 – quando il popolo era al mare intento a spalmarsi creme abbronzanti – che prevede che la Polizia Giudiziaria sia non più sotto l’esclusivo controllo del Pubblico ministero, ma anche dei vari Ministri degli Interni (Polizia), Ministri della Difesa (Carabinieri), Ministri dell’Economia (Guardia di Finanza). Giusto allarmarsi se il Sindaco di Chioggia espone simboli o riferimenti al Ventennio, ma fa riflettere, come riporta ‘L’Espresso’ del 20.8.17, quando un lettore nel criticare il titolo della copertina ‘Nazitalia’ del numero precedente afferma: “Questi sinistrati si stanno accorgendo che il popolo sta loro voltando le spalle e, come estrema ratio, fanno ricorso allo spauracchio del fascismo! Il fascismo è questa stampa di regime”. Infatti la notizia che il suddetto decreto sia una NON notizia è già di per sé un sintomo di anomalia: questa furbata estiva non è una sorta di OVRAtizzazione della magistratura?

Proprio tutti al C.S.M. hanno censurato questo decreto? Tutti meno uno, guarda caso proprio colui che esercita il “controllo esterno”, nonché espressione del potere politico, ed apparso per l’occasione “più nervoso che mai” (‘Lettera43.it’, 15.6.17). ‘Avanti’? Mica tanto, perché è proprio qui che il ‘Matteo 1.0’ (a che versione siamo oggi?) si è arenato, soprattutto avendo avuto tra le mani l’occasione storica di nominare persone indipendenti all’interno di un organo di garanzia. Ne avremmo giovato tutti. Ed invece siamo al solito teatrino, cioè alla tipica divisione italica per bande. Un assist elettorale perfetto, condanne permettendo, a chi negli ultimi venti anni ha accusato la magistratura di fare politica.

Alla presentazione del libro di Bianconi, avvenuta il 10.10.17 alla libreria ‘Feltrinelli’ di Firenze, erano presenti anche il direttore del ‘Corriere Fiorentino’, in qualità di reggimicrofono per le eventuali domande finali, ed il successore di Davigo alla presidenza dell’Associazione Nazionale Magistrati, Eugenio Albamonte. Quest’ultimo, nel rispondere ad uno dei presenti, ha ricordato il recente monito del Presidente della Repubblica sul fatto che la “toga non è un abito di scena”, ‘dimenticandosi’ (figurella da ‘u smemoratu) che proprio lui, oltre ad essere in giro per l’Italia a co-presentare un libro, era andato in TV da Floris appena era stato nominato Presidente dell’ANM. Alla domanda se Falcone fosse andato in TV per denunciare l’impossibilità a farlo lavorare, Bianconi ha risposto “anche”: o tutti o nessuno, no?. “Nella ‘Repubblica’ di Eugenio Scalfari, il super direttore voleva sempre leggere gli articoli più importanti destinati al numero in preparazione” (G.Pansa, ‘LaVerità’, 15.10.17); e qui la figuraccia del giorno l’ha fatta il quotidiano romano quando Bianconi ha ricordato che dopo un violento attacco di Sandro Viola a Falcone, l’articolo è sparito dal loro archivio: nulla saccio, nulla vidi… e se vidi, nulla sentii…

Al di là del fumo e dell’arrosto che ha cucinato la più importante stazione appaltante italiana, sembra però che all’indomani di un patteggiamento (cosa rara) riguardante Consip sia scattato un allarme da parte dei due maggiori quotidiani, quasi fossimo alla vigilia di un crollo di un sistema corruttivo, con la reazione dei suddetti di divulgare i verbali redatti lo scorso luglio, di solito segreti, del C.S.M.. ‘Repubblica’ e ‘Corriere’ hanno dimostrato in questo modo di avere un canale preferenziale (banda larga o stretta è pur sempre una banda): ma con la separazione dei poteri come la mettiamo?

Nel leggere i suddetti verbali a qualcuno è scappato che siamo al ‘Watergate’. Casomai al ‘Waterclose’. Ecco appunto, onde evitare una figura di palta, è viva l’attesa affinché la succitata coppia disvelino il segreto di Fatima del giornalismo italico.

Visto che si è accennato all’Ovra, non si può lasciare nel dimenticatoio che il 2017 è l’anno in cui decorre l’80° dell’assassinio dei Fratelli Rosselli, ai quali Scalfari il 9.6.17 ha dedicato un pezzo ove ci impietosisce che il suo giornale sarebbe in pratica l’erede morale di “Giustizia & Libertà” ed in cui accenna al partito democratico “fondato da Veltroni e poi proseguì con Enrico Letta e Matteo Renzi”: infatti dai fratelli Rosselli siam passati ai fratelli coltelli.

Peccato poi che a Firenze il medesimo giorno in occasione dell’inaugurazione dell’archivio familiare, promossa dal ‘Circolo Fratelli Rosselli’, uno dei relatori ha sardonicamente detto: “meno male che se ne è ricordato”. Commenti del genere evidentemente nascono dalla convinzione che ‘Eugenio I’ (di questo passo sarà anche in corsa per il prossimo papato post Francesco I) discetta di questi temi un po’ come gli pare e piace. Infatti, se ai tempi del suo discepolo D’Avanzo il condannato di Arcore, quando era al governo, avesse promulgato un decreto come quello dell’agosto 2016, cosa sarebbe successo? Apriti cielo! ‘la Repubblica’ come minimo (e giustamente) avrebbe organizzato una raccolta di firme chiamando a rapporto tutti gli extraterrestri del sistema solare.

Siccome dall’attuale direttore del quotidiano romano di Largo Fochetti (in uscita?) non c’è da aspettarsi nulla, dal suo sommo allievo invece, al secolo Carlo Bonini, è lecito aspettarsi che da qui in avanti rivolga al diretto interessato, e tutti i sacrosanti giorni, la seguente domanda: a che pro è stato fatto un decreto all’insaputa dei più e che costituisce un evidente sconfinamento del potere politico in quello giudiziario? Qualora non lo facesse, dimostrerà che il suo giornale è oramai diventato una pila scarica, con annesso il rischio di divenire l’avanzo di D’Avanzo. Cioè di uno che si è arrampicato sugli spacchi (delle olgettine s’intende).

Bonini ha dedicato due puntate alle trame che avrebbero ottenebrato il funzionamento di corpi dello Stato, riconducibili ad un disegno che “bloccano la nomina Lotti al vertice dell’intelligence” (27.9.17): più che un insulto all’intelligenza, non lo è all’intelligence? O questa inchiesta a pelo d’acqua era solo per confondere le acque dopo la pioggia di critiche mosse addirittura da uno come Capezzone? (“alle prefiche si è anche aggiunta per l’occasione Repubblica, per la verità abituata da anni non a piangere, ma a tirare le pietre ai nemici”,’Affaritaliani.it’, 18.9.17). Il dubbio permane perché se si attivasse come suggerito sopra, lui stesso forse scoprirebbe che “chi ha fatto la spia”, non è figlio di Maria.

Ma non è tutto.

Sì perché non va assolutamente tralasciato il particolare che il suddetto decreto governativo è stato inserito di soppiatto all’interno della riforma della Guardia Forestale, che prevede l’accorpamento di quest’ultima all’interno dei Carabinieri, e che porta la “firma” (Emiliano Fittipaldi, ‘L’Espresso’, 20.8.17) del suo comandante generale Del Sette, quest’ultimo indagato per favoreggiamento. Quasi due anni fa in virtù della contrarietà del Vice Questore Franco Lattanzio, invitato a parlare di eco-reati ad ‘Ecomondo’, fu lanciato il monito che “i Boschi in Etruria vanno salvaguardati, forse per questo il Corpo Forestale non andrebbe soppresso”.

Sull’edizione del 1.9.17 di ‘ iN Chiantisette‘ la seconda e terza pagina sono interamente dedicate all’incremento di incendi occorsi in Toscana nel mese di agosto, arrivati al doppio della media degli ultimi 5 anni; ma non una parola se i piromani siano stati agevolati o meno proprio dalla suddetta ‘riforma’. Mentre in termini più generali, per chi si volesse ricordare degli accordi di Parigi, Klaus Lackner, direttore del ‘Center for Negative Carbon Emissions’ denuncia che “Abbiamo perso una grande quantità di carbonio nel paesaggio a causa della deforestazione” (‘Il Sole 24 Ore’, 15.10.17).

Il 19.7.17 a Firenze al termine dell’incontro svoltosi in Regione dal titolo ‘Presentazione Rapporto 2016 sui fenomeni di corruzione e di criminalità organizzata in Toscana’, il Professor Vannucci, relatore, alla domanda se tale ‘riforma’ costituisse un favore alla mafia ha detto: “Apettiamo prima di giudicare”. Dal momento però che anche il Procuratore Nazionale Antimafia Franco Roberti si è detto “contrarissimo” perché “sarebbe come togliere all’autorità giudiziaria l’unico organismo investigativo in materia ambientale” (‘LaNotiziaGiornale.it’, 26.9.17), e col risultato che la polemica “finisce nientemeno che in Europa”, una battuta forse la si può fare. E cioè che, a proposito di consumo di suolo, qualcuno si meriterebbe l’appellativo di 41 bis(chero).

Ed anche una mozzarella in carrozza del giornalismo, oggi in forza alla RAI, dovrebbe porsi il problema di come mai sulle pendici del Vesuvio si siano verificati così tanti focolai, essendo nativo di quelle parti (qui mozzarella fa rima con figurella).

Tanto per condire il tutto, sulla prima pagina de ‘La Sicilia’ del 23.7.17 non si fa in tempo a leggere “S.Vito Lo Capo la pepita d’oro più attraente e più ordinata”, che divampano le fiamme nel medesimo luogo (Riserva dello Zingaro). Inevitabile lo strascico di polemiche con il Presidente della Regione Sicilia Crocetta che denuncia “Mafia e pastori dietro la puntuale estate di fuoco” (‘La Sicilia’, 26.7.17), ed il capo della Protezione Civile che ribatte “Stupefatto dalle sue parole, cerca di coprire le inefficienze”; chicca finale con “Guardia di finanza negli uffici del Corpo forestale”. Bello spettacolino non c’è che dire: ciò non fa venire in mente il balletto di competenze e responsabilità, avvenuto dopo la riforma delle Province?

‘Eugenio I’, quando non orat pro nobis, riempe spesso i titoli dei suoi sermoni domenicali con “Sinistra”, “Stati Uniti d’Europa”, “Ventotene”.

Quanto al primo termine, che viene invocato come unico argine per la sua crociata contro il populismo, c’è una definizione che gli calza perfettamente, soprattutto perché fatta in tempi non sospetti (1980): “Essi sembrano amare praticamente nessuno se non il proprio io, alla Narciso (fors’anche un po’ alla borghese?). Amano il popolo come astrazione, lo detestano probabilmente come insieme di persone vive, e cioè rumorose, sudate, invadenti, volgari. Il popolo vivo sembra sopportabile solo se lo si guarda dall’alto di un palco ben isolato ed elevato… Il populismo dell’intellettuale di ‘sinistra’ non è segno di origine popolare, è segno del contrario” (‘Straborghese’, Sergio Ricossa).

Infatti secondo un’indagine della Casa della Cultura milanese fatta all’indomani delle elezioni politiche del 2001, i ceti popolari delle periferie avevano votato per Forza Italia mentre quelli del centro storico, dove gli immobili costano un occhio della testa, per Rifondazione (Pisapia per intenderci): avanti popolo alla Ricossa.

Quanto agli Stati Uniti d’Europa, ‘Eugenio I’ ne parla come se il popolo USA, che nel preambolo della Costituzione trova scritto “We, the people” (ah, questi peoplelisti!), si siano trovati subito in sintonia su tutto come 4 amici al bar; quando invece si è dovuto prima passare attraverso l’esperienza degli Stati Confederati d’America “ciascuno agente nell’ambito della propria sovranità e indipendenza” (‘Storia degli Stati Uniti d’America’, Maldwyn Jones): ah, questi sovranisti!

E c’è una bella differenza tra il modo generico in cui parla della figura di un ministro europeo delle Finanze (24.9.17), e gli interrogativi che su tale ruolo pone il Prof. Sergio Fabbrini (‘Il Sole 24 Ore’ 17.9.17), che non a caso un premio Spinelli lo ha ricevuto senza citare ossessivamente la parola “Ventotene”.

Il Prof. Ricchiuti dell’Università di Firenze in incontro con i cittadini dal titolo ‘Una crisi infinita – L’Europa in stallo e la ripresa mondiale’, il 14.5.17 ha messo in evidenza la differenza tra la delegazione tedesca in missione a Pechino (ben organizzata) e quella italiana (assai confusionaria). Un ministro delle Finanze o dell’Economia europeo dovrebbe stabilire in prima persona i contatti e l’agenda economica con i colossi che non fanno parte della UE, altrimenti il rischio è che si creino guerre all’interno della stessa; che poi danno vita ai vari surplus commerciali. In questo caso è vero che la Germania ha torto ad interfacciarsi direttamente con Pechino, ma perché a Bruxelles gli italiani devon fare sempre la figura dei peracottai? Sarà bene discuterne, prima che si creino anche conflitti tra potenze ex coloniali per gli accessi alle materie prime nel continente africano.

Però al Prof. Fabbrini (e con lui D’Alimonte) per pietà si chiede di smetterla di piagnucolare sul referendum costituzionale del 4.12.16: il responsabile numero uno del fallimento ha un nome e cognome. Referendum che conteneva cose sacrosante (ad es. centralizzazione centri per l’impiego), ma anche sorpresine e cose improponibili, come un ulteriore deroga allo Statuto Speciale siciliano. Bastava spacchettarlo in varie istanze e metà di queste sarebbero passate, invece di concentrare il tutto in un demenziale ‘SI’, ‘NO’ dove il ‘popolo’, quello che piace tanto ad ‘Eugenio I’, è costretto a votare di pancia. Ed i risultati, come nella Brexit, si vedono.

Proprio Fabbrini (‘Il Sole 24 Ore’, 24.9.17) fa un’attenta analisi di tutti i dilemmi shakespeariani che affliggono la Premier inglese all’indomani del suo recente discorso a Firenze. Ma la May nell’occasione ha anche ricordato il “valore del sistema accademico e d’istruzione del Regno” (‘Lettera43.it’, 22.9.17). Infatti ECCTIS, almeno 20 anni fa, era quello che conteneva il maggior numero di qualifiche, più della Germania. Persino il fondatore de ‘la Repubblica’ accenna a “una sorta di Erasmus su scala continentale” (1.10.17).

E’ da quel dì che si prova a sensibilizzare i timonieri di turno che l’Europa la si dovrebbe prima costruire su un piano didattico-culturale. Vediamo allora che cosa è successo un paio di decenni fa, una volta costruita la banca dati sull’istruzione superiore europea: le élite di turno, appena presi i soldi comunitari, hanno fatto marameò (vedasi ‘Corriere_120399 ); che nel caso specifico facevano riferimento alla galassia cosiddetta progressista; galassia che alla fine del XX secolo, con i vari Prodi, D’Alema, Schroeder, Blair, Clinton, aveva in mano le redini del mondo occidentale; ma che invece di creare i presupposti per integrare meglio l’Europa a 15, oltre che allargarla ad est senza criterio (Prodi), ha creato i presupposti per il disastro finanziario del 2007 con l’abolizione nel 1999 della Glass-Steagall Act (Clinton), legge che dal 1933 scindeva le banche speculative da quelle commerciali.

Ha un bel coraggio chi propone l’ex cancelliere tedesco come eventuale leader della nuova Europa (‘la Repubblica’, 17.9.17): non se ne è uscito in maniera elitaria accettando subito dopo la sconfitta con la Merkel del 2005 un importante incarico per una nota azienda energetica? Visti poi i risultati delle ultime elezioni, dove l’ex leader socialdemocratico diceva “Venceremos”, in Germania ora potrebbero passare dall’espressione ‘eine schlechte Figur machen’ (fare una brutta figura), ad ‘eine Schroeder Figur machen’ (fare una figura da Shroeder). E l’articolo ‘Popolo contro élite l’inganno dei nazionalisti nell’era Visegrad‘ sull’ex blocco comunista (‘Lettera43.it’, 7.10.17), rende perfettamente l’idea di cosa succede quando si costruisce un edificio partendo dal tetto invece che dalle fondamenta. Chi fuori l’eurozona (Repubblica Ceca), chi dentro (Sovacchia): chiamasi EUgenetica.

Basta omertà” si incaponisce il Sindaco di Firenze dopo lo scandalo di concorsopoli (‘la Repubblica-Firenze’, 27.9.17): ma da quanti anni è che si va avanti con questa tiritera? Proprio per questo, nella banca dati di cui sopra, oltre alle qualifiche e corsi di studio, c’era in ponte di collegarci gli insegnamenti al fine di creare una sorta di standardizzazione a livello europeo in ambito di assegnazione e gestione dei progetti di ricerca, con il sospirato obiettivo di istituire quella infinita rete di vasi comunicanti tra le varie realtà economiche europee. E’ qui ‘La grande ricchezza‘, titolo di ‘Report’ del 26.5.14 a cura di Michele Buono.

Ma visto che in Italia da decenni non la si smette di far figure barbine nel bruciare fondi comunitari, per dimostrare all’Europa che è in atto un cambiamento, siccome la ricapitalizzazione del Monte dei Paschi è andata talmente bene, alla Luiss di Roma han pensato bene di nominare ‘Alumnus 2017‘ Marco Morelli, AD di MPS. E da chi è stato premiato lo studente modello? Ma dalla Emma, e da chi sennò? Sì proprio lei, la Presidente dell’ENI, nonché proprietaria dell’omonimo gruppo Marcegaglia: non è che la suddetta banca senese ha qualche credituccio in pancia con quest’ultima? Sarà il Professor Fabbrini, visto che anche lui insegna alla Luiss, a dirci in uno dei suoi prossimi editoriali, se, in vista dell’unione bancaria, la recente stretta della Banca Centrale Europea sui crediti deteriorati è frutto anche di questa figurella al quadrato.

Comunque alcune banche in Catalogna (o Catalagna?) all’idea di rinunciare al Quantitative Easing della BCE han preferito sloggiare, a dimostrazione che anche in Italia, essendoci chi compulsivamente si intesta la ripresa, ‘No QE? No Party!’.

Il Ministro dell’Economia Padoan è certamente un economista attento e non deve essere stato facile lavorare accanto ad uno scalmanato che vuol portare, come indicato nella sua ultima fatica letteraria, il deficit/PIL al 2,9%. Però sulla liquidazione coatta delle banche venete, piuttosto che mettersi a litigare con i tedeschi per stabilire se queste fossero da considerare o meno banche di sistema, poteva vincolare la liquidazione a progetti infrastrutturali locali. Come ad esempio quelli discussi a Treviso al convegno su ‘Settore idrico. Criticità, opportunità e governance‘ organizzato da ‘EnergiaMedia’ lo scorso 31.5.17, dato che oramai la siccità è sempre più in agguato. Invece così si è rischiato di far scatenare ad infinitum i soliti dispetti: “Voi salvate le vostre banche? E noi salviamo le nostre banche e aziende”; la stretta della BCE di cui sopra è un probabile effetto collaterale. I tedeschi hanno salvato le loro? Sì ma “prima” del bail-in (‘Report’, 8.5.17). E l’Italia? La si spieghi, perché se non è una figurella al cubo questa…

Si è detto che la siccità è diventato un problema epocale, aggravato dal fatto che “le reti idriche fanno acqua” (‘La Sicilia’, 26.7.17). Al professor D’Alimonte, che si lamenta dell’esito referendario su ‘Il Sole 24 Ore’ del 15.10.17 (che tra l’altro va in edicola grazie al centro stampa dell’editore del quotidiano siciliano), la seguente domanda: posto che all’incontro fiorentino di ‘Legambiente’ del 20.10.17 (‘La depurazione idrica in Italia‘) per bocca dell’ISPRA viene fuori che “Catania registra i valori più bassi per acque reflue convogliate in rete fognaria”, fosse passato il ‘SI’, con un ancor maggiore autonomia della Regione Sicilia, le cose sarebbero migliorate o peggiorate? Eh sì che, a parte la figura color mandorla tendente al cioccolato di cui sopra, di ‘soddi’ in passato ne han ricevuti. I fondi comunitari, al di là dei piagnistei elettorali sulla flessibilità, ci son sempre stati. Basta presentare progetti concreti (e rendicontare le spese), non castelli di sabbia.

Come accennato, tra le banche finite a gambe all’aria c’è la Popolare di Vicenza, sulla quale Cecilia Carreri ci ha dedicato un libro (‘Non c’è spazio per quel giudice’) dove viene raccontata la sua graduale estromissione dalla magistratura coincisa, a detta di lei, quando iniziò ad indagare sui conti della banca vicentina. Tra il coro dei criticoni a suo tempo vi era anche Gian Antonio Stella (‘Corriere della Sera’), detto GAS. Che nel suo libro ‘La deriva – Perché l’Italia rischia il naufragio’ (2008) scriveva: “Era troppo perfino per l’assai bonaria Sezione disciplinare del Consiglio superiore della magistratura. Che rifilava alla velista estrema, colpevole di aver causato ‘grave danno all’immagine del magistrato e alla credibilità della istituzione giudiziaria’, una punizione ‘esemplare’. Cioè? Trasferimento d’ufficio e perdita di un anno di anzianità. Una sanzione che in un Paese serio… sarebbe considerata un buffetto. Ma che la giudice-skipper ha accolto ribellandosi… Una reazione sbalorditiva. E rivelatrice… di come i magistrati italiani siano abituati dal Csm a sentenze non morbide ma morbidissime”. Talmente morbide che sotto processo al C.S.M. il 15.10.91 ci finì pure Falcone, per “non aver voluto o saputo fare luce sugli omicidi di Michele Reina, Piersanti Mattarella, Pio La Torre” (Bianconi, ‘L’Assedio’).

Bilancio? Sappiamo come è finita a Capaci, la GIP vicentina è fuori dalla magistratura; ed i responsabili del disastro bancario della BpVI dove sono, forse in galera? Non c’è che dire, GAS più che guardare alle stelle ha guardato al dito, facendoci un’autentica figura ‘stellare’. Remota ipotesi: e se una delle ragioni di questo naufragio fosse causato proprio da questo modo di fare surfing del giornalismo italiano? Sappiamo tutti che il C.S.M. dimora in Piazza dell’Indipendenza a Roma: meglio cambiare il nome alla piazza, o si preferisce chiamarlo Consorteria Superiore della Magistratura?

Il giorno dopo la sentenza su Mafia Capitale c’è chi si lamenta che “Hanno lasciato all’isola l’esclusiva della mafia” (Domenico Tempio, ‘La Sicilia’, 23.7.17), ma nel libro di Bianconi vengono riportate le seguenti parole di Falcone: “La mafia è un’élite… Diciamo che il mafioso è un uomo che capisce cos’è il potere, che ne conosce il funzionamento, tutti i meccanismi”. Aspettiamo che la giustizia faccia il suo corso, ma in teoria l’identikit del giudice palermitano non potrebbe corrispondere al ritratto dell’editore catanese del suddetto quotidiano, Mario Ciancio Sanfilippo, rinviato a giudizio per concorso esterno? (‘il Fatto Quotidiano’, 1.6.17) Comunque sia, chi è che gestisce le inserzioni del quotidiano catanese? Toh, ‘RCS Pubblicità‘: e ‘ste lobby allora chi le tiene sotto controllo, o quantomeno chi esercita su di esse il ruolo di arbitro?

Domanda che si è posta ‘Tranparency International’ che “boccia ancora l’Italia sulla lotta alla corruzione: niente leggi anti-lobby, niente premi a chi denuncia mazzette” (‘il Fatto Quotidiano’, 11.10.17). Poi però il medesimo quotidiano faceva ironia sul senatore Sposetti(PD) “che difende i vitalizi: Rendono liberi i parlamentari, durante e dopo il mandato” (‘il Fatto Quotidiano’, 17.9.17). Nessuna nostalgia per come sono stati gestiti in passato i fondi elettorali, ma anche in Germania esiste il finanziamento pubblico: senza un minimo di sostentamento, non si andrà sempre di più verso una lobbycrazia? E se c’è una critica costruttiva che ‘la Repubblica’ poteva fare nei confronti dei vituperati ‘populisti’ del M5S, è proprio sul loro fondamentalismo verso i vitalizi.

Un esempio di critica preventiva è la seguente: “Comprimere il campo della libera partecipazione democratica. E’ esattamente questo l’obiettivo indicato ieri dal vicepresidente della Camera e candidato premier del M5S Luigi Di Maio. Una scorciatoia populista… Qualcosa di simile l’abbiamo già visto negli anni bui del fascismo. Ci è bastato” (Roberto Mania, ‘la Repubblica’, 1.10.17). Ma allora è proprio una mania (nomen omen). A parte che, come caldeggiato anni fa, il sindacato dovrebbe riformarsi sul modello nord europeo, ma perché non chiede al suo fondatore cosa ne pensa in materia di partecipazione democratica sulla legge elettorale?

Ricordando che gli organi di garanzia non dovrebbero essere inficiati, al limite passi che la rappresentatività venga un po’ sacrificata in nome della governabilità, ma se non vi è una norma che previene le transumanze e l’istituzione per legge delle primarie dei partiti senza le quali ci si entra solo per cooptazione, non si va all’Ammucchiatellum?

Quanto alla “scorciatoia populista”, l’etimologia del termine “populismo” ha anche una sua radice storica e quantomeno si riferisce ad esseri umani. La “rottamazione” invece, non è principalmente riferita ad oggetti?

Qualcuno salvi Scalfari da se stesso” annuncia ‘il Fatto Quotidiano’ del 13.6.17 dove vengono elencati i suoi refusi storici; per poi scivolare loro stessi tre pagine addietro scrivendo, in occasione delle amministrative veronesi, che “Sotto la Scala esiste solo il centrodestra”: e sotto l’Arena cosa c’è il centrosinistra? Siamo all’Opera, e quindi la figura del ‘Fatto’ è davvero plateale.

Ad una certa età la memoria può tradire ed il fondatore de ‘la Repubblica’ non va criticato sui dettagli, semmai sui princìpi; sui quali però le ‘dimenticanze’ non sono più tollerabili, tant’è che costui sembra oramai un adepto di ‘Furbizia & Impunità’. I suoi valori sono egalité fraternité, liberté, ma non Bolloré? Da ‘Il Sole 24 Ore’ del 3.9.17 arriva la notizia che ‘Sorgenia’ grazie al QE passa da un debito di “1.7 miliardi agli attuali 850” e si sa di chi sono in pancia: vuol passare per il Montesquieu dei Paschi di Siena?

Quanto a ‘Destra’ e ‘Sinistra’ i vecchi meccanismi son saltati, almeno in Italia; basta guardare l’articolo di ‘Lettera43‘ sui consorzi agrari dove CIA (ex Pci) e Confagricoltura (ex Msi) sono alleate contro Coldiretti (ex DC). Comunque una distinzione, almeno sul concetto di mafia la si può fare: mentre la mafia di dx spara e delinque, quella di sx è molto più raffinata, perché non spara ma fa debito pubblico.

Questo polimimetismo scalfariano, che ad esser generosi lo si può definire socialpapalino, non ha fatto altro che creare sempre più perplessità: e se fosse proprio lui uno dei maggiori corresponsabili del grillismo? Domandona: è normale che un movimento antisistema come il M5S raggiunga delle percentuali così elevate in Europa? No, perché forse è l’Italia a non essere un paese normale. Qualcuno necessita di un EUrologo?

Altro responsabile del grillismo è colui che giustamente in TV ammonisce di diffidare del M5S perché uno dei suoi leader ha detto che Napoleone avrebbe combattuto ad Auschwitz: e perché uno dovrebbe fidarsi di lui dopo aver megafonato urbi et orbi che mai sarebbe andato a Palazzo Chigi, se non per la strada maestra delle elezioni?

Cinque anni fa si era criticato ‘la Repubblica-Firenze‘ per il modo di fare giornalismo nei confronti dell’ex Sindaco di Firenze, perché si rifaceva al metodo de ‘Il Giornale’ di Belpietro di inizio anni 2000 nei confronti di Prodi & Co. Se si guarda alla foto pubblicata da ‘il Fatto Quotidiano’ del 5.10.17 si nota un’angelica Appendino accanto alla foto dell’ex Sindaco di Torino Fassino, che sembra uscito dal video di Micheal Jackson ‘Thriller’ (vedasi ‘il_Fatto_Quotidiano_051017‘). L’ex Sindaco non sarà tagliato per i concorsi di bellezza, ma il messaggio subliminale è chiaro: quelli del PD sono dei morti viventi. Ma si va lontano con questi mezzucci?

Tornando al rapporto di ‘Transparency’ risulta che l’Italia a livello di corruzione, tanto per cambiare, è messa meglio solo di Grecia e Bulgaria. Dove però il costo dell’energia è pressoché un terzo: oltre ad un’unione didattico-culturale, fiscale, vi sarebbe anche bisogno di quella energetica. Al convegno fiorentino del 29.9.17 su ‘Sviluppo Economico ed Efficienza 4.0‘ di ‘EnergiaMedia’, il presidente di Assoesco Olivieri, ha posto il problema del costo in bolletta che per “metà è dovuto agli oneri di sistema, soprattutto nella produzione centralizzata”. In Germania per ovviare a questi costi esistono le Local Energy Community. Ed in Italia? Eccoci: quale interesse ha un legislatore, se è sponsorizzato da chi ha in pratica il monopolio dell’energia, a legiferare in tal senso per diminuirne i costi? Lupus in fabula, al convegno c’era anche il rappresentante di ENEL E-Solutions Stefano Lorenzi, che pur avendo annunciato in pompa magna l’avvento degli ENEL Open Meter con tecnologia di comunicazione multicanale, non essendo stato in grado di rispondere su quali protocolli venissero utilizzati per interfacciarsi, ha finito per fare la figura di colui, come dice il proverbio, che quando uno non capisce la sua scrittura…

Da Open Meter a Open Fiber, che fa capo ad ENEL e Cassa Depositi Prestiti: come mai sul caso TIM Vivendi è stata imposta dal Governo la “golden power”, ma nessuno ha detto ‘bau’ sulla vendita di CDP-Reti ai cinesi? “I francesi alla campagna d’Italia – Vivendi, assedio a Berlusconi è scontro finale su Mediaset”: sembra ‘il Giornale’, ed invece è il titolo de ‘la Repubblica’ (14.12.16). Che poi proseguiva: “Se in Francia una Mediaset piena di denaro avesse deciso di partire all’assalto di Vivendi, probabilmente a Parigi avrebbero alzato barriere regolamentari o politiche per impedire che un asset importante finisse in mani straniere ” (F.Bogo). Infatti è successo il contrario: si è perfino svegliata la Consob! Se non è provincialismo questo…

Avendola menzionata più volte, non si può non parlare del capoluogo toscano per l’episodio tra le due studentesse americane ed i Carabinieri. Ora l’amministrazione fiorentina corre ai ripari: “Abbiamo parlato di un possibile servizio di navetta nel centro storico per riportare a casa o al campus i ragazzi la notte, in collaborazione con le scuole americane” dice il Vicesindaco (‘la Repubblica-Firenze’, 27.9.17). Ad onor del vero tutto questo andazzo è da tempo che lo si fa notare; sia al precedente, che all’attuale Sindaco di Firenze; non solo per iscritto, ma pure a voce, come due anni fa quando quella sera ad accompagnarlo in S.Spirito c’era il Sindaco di Catania Bianco. Ma si sa gli studenti americani senza le loro Fraternities e Sororities hanno bisogno dell’happy hour, e tutti contenti quando una rivista USA pochi giorni prima del misfatto parlava di quella zona fiorentina come tra le più “cool” al mondo. Ora però dopo l’imbarazzante figura internazionale i’ Dario, non è finito lui stesso in un cool de sac?

E perché non toglie quello striscione da Palazzo Vecchio con su scritto “Verità per Giulio Regeni”? La verità sta a Zhor: c’è una signora inchiesta de ‘L’Espresso’ (che quando vuole…) intitolata ‘Volete Giulio o Barabba’ (20.8.17) che può farlo riflettere. Sempre su ‘L’Espresso’, ma del 21.5.17, si parla di Malta come paradiso fiscale nella UE (altra ‘prodezza’ di Prodi) e si avverte: “Secondo i magistrati italiani, parte dei guadagni del traffico di cocaina è stata usata dalle ‘ndrine di San Luca per acquistare uno dei più antichi negozi di Milano, la Farmacia Caiazzo”. Dopo l’incontro in Regione Toscana dello scorso luglio sulla criminalità in Toscana, il Professor Vannucci si era detto abbastanza ottimista nel creare un monitoraggio sull’apertura e chiusura degli esercizi commerciali, come richiesto tempo fa all’Assessore Bugli: e delle farmacie fiorentine, non ultima proprio quella in Piazza S.Spirito, nessuno ci pensa?

Passeggiando in quella zona “cool” capita di avvistare l’Avv. Bianchi (cda ENEL e Fondazione Open), il Marroni (ex ad Consip) e il Bonifazi (tesoriere PD).

Si è già parlato abbastanza della gestione dei rifiuti a Roma ( Furbi et Orbi ), assai poco di quelli di Firenze (vedasi IMG_20170924 ), quasi mai di quelli in Sicilia, a due passi dalla Riserva di Vendicari (vedasi IMG_20170727 ); e l’Italia dopo l’ultimo terremoto ad Ischia passa all’estero come il paese dell’abusivismo edilizio: queste purtroppo, anche se non riguardano casi specifici come il Trentino, sono le inevitabili generalizzazioni; e l’ultimo rapporto di ‘Cittadinazattiva‘ sulla condizione degli edifici scolastici fa passare la penisola quasi come una sorta di Siria attaccata alla UE, oppure “il fanalino di coda a livello di produttività nelle costruzioni” al convegno di ‘Rebuid Italia‘ (‘La Città del futuro’) tenutosi a Milano il 18.10.17.

Di figurella in figurella, non è che dopo l’istituzione della Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario, di cui è “componente” il tesoriere del PD (‘Lettera43.it’, 12.10.17), il Belpaese stia andando incontro ad una figura da Boschera?

Cordialmente

Giovanni Amaducci

(CivitasDemocratica.it)

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