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Firenze, 4.4.17

Fiuuuuu! Sembra sia stato un tale motivo di sollievo l’arresto di Marra, che il neo direttore de ‘la Repubblica’ non ha potuto trattenersi con un “Chi non ha voluto vedere. I casi Muraro e Marra erano sotto gli occhi di tutti da mesi… Da subito è stato chiaro che erano portatori di conflitti di interesse, di legami dubbi e opachi… Questo Repubblica lo ha raccontato fin dall’inizio. Senza reticenze e in modo approfondito…” (Mario Calabresi, ‘la Repubblica’, 18.12.16): “conflitti di interesse”? Wow!

Come una diga tipo quella del Vajont, lo stesso giorno e sempre dallo stesso quotidiano non poteva rompere gli argini anche Corrado Augias: “Un clima da basso impero che abbiamo già vissuto”: e l’alto impero, per il tono censorio utilizzato, gentilmente ce lo spiega che cos’è?

Passando dal basso impero al basso intestino, batte tutti sul tempo via Twitter Vittorio Zucconi, sempre della premiata ditta che, con una battuta da piccolo Lord, crassamente ci avverte che “La Virginità si può perdere una sola volta”: che se magna stasera a cena, zucchini?

Kaput mundi: “Roma tra degrado e paradossi… ma possibile che per Roma, capitale d’Italia, nessuno faccia niente? Tutto è fermo da mesi; nessuna manutenzione, buche e voragini ovunque, traffico consequentemente caotico, mezzi pubblici rari e affollati…; rifiuti straripanti non solo in periferia ma anche, se non soprattutto, nel centro storico, dove la ‘raccolta porta a porta’, spesso saltuaria, ha trasformato androni e cortili in discariche regno di topi e scarafaggi… per un po’ di igiene bisogna solo sperare nella pioggia; la quale pioggia, però non deve essere eccessiva, altrimenti, vista l’ostruzione di caditoie e chiusini, si rischia di affogare!” (Maurizio Bulzoni, ‘la Repubblica’, 4.12.16).

Invece che fare battutacce sugli scafaRaggi, che d’improvviso assedierebbero la capitale, al suo lettore Augias risponde con tono da alto impero, ciòe di chi frequenta solo le platee: “Con Virginia Raggi ci troviamo davanti a un caso di incapacità che supera divisioni politiche… L’ultimo episodio offensivo di cui sono stato testimone diretto s’è verificato alla prima di ‘Tristano’ al teatro dell’Opera. La sindaca si è affacciata, s’è fatta un paio di foto ed è sgusciata via da una porta laterale”: beh, forse costei si credeva Isotta.

Ma dato che si fa finta di non vedere che è un ente tutt’altro che risanato, ella non si è presentata a guidare il Campidoglio come esperta di lirica; e di solito sulle note di Wagner a Firenze, i Sindaci in sala ronfavano. E del povero naufrago urbano che rischia di affogare che ne facciamo? Non si può che consigliargli un corso di nuoto. Echi gufeschi però ci rinfacciano che durante gli ultimi mondiali di nuoto svoltisi a Roma, le docce per gli atleti non avevano l’acqua calda.

Peccato che sulla raccolta rifiuti, durante la gestione Marino, proprio su ‘la Repubblica-Roma’ del 4.9.15, in occasione della manifestazione antimafia in Piazza Don Bosco contro i funerali dei Casamonica, il residente Dino Martini afferma: “Ma guarda te… oggi è pieno di guardie. Quando i Casamonica si sono presi la piazza invece dov’erano tutti? Ora è pieno di gente che neanche sa perché si trova qui. Il problema è che chi governa è un radical chic, mentre io abito al Tuscolano da 40 anni e mi sono stufato di trovare i cassonetti sempre pieni di mondezza”.

Mentre Mario il pizzaiolo della suddetta piazza: “Oggi hanno pure pulito per strada di solito su questi marciapiedi marcisce per giorni tutto quello che i cani e i loro padroni si lasciano alle spalle”. Dopo “40 anni” però, durante la gestione Raggi, alle ore 7:30 del 7.12.16 in una via del centro nei pressi della Stazione Termini, si è rivista una spazzina insieme alla camionetta dell’Ama. Idem alle ore 8:30 del 6.1.17 (giorno festivo): come mai ‘la Repubblica’ non ne ha dato notizia sull’edizione locale o nazionale? A quell’ora dormivano?

Può essere abbiano fatto tardi la sera prima per andare a gufare per l’ultima notte di festività natalizia su “l’albero di Natale più scrauso del mondo” (Elena Stancanelli, ‘la Repubblica’, 2.1.17), ma quello in Piazza di Spagna con le luci molto originali a mo’ di fuoco d’artificio, invece, non lo hanno proprio notato?

Trasporti pubblici Odissea capitale. Ho trascorso il ponte dell’Immacolata a Roma con la mia famiglia e ho potuto constatare come il trasporto pubblico in superficie non funzioni per niente… non vi sono orari affissi alle fermate, sprovviste anche di una tettoia per ripararsi dalla pioggia” (Francesco Ratto, ‘la Repubblica’, 14.12.16): ma ci voleva un premio Nobel al posto di Rutelli, Veltroni, Alemanno, Marino?

Vogliamo poi parlare dei bilanci dell’Atac? Forse uno dei modi per tentare di risanarla è iniziare a far pagare i biglietti agli scrocconi: dai tempi in cui i romani viaggiavano sulla biga, improvvisamente pochi giorni prima di Natale verso le ore 11 a bordo della linea 160 in direzione Via Po si son visti i controllori. Scene comiche, ma Ezio Mauro, lui che di solito viaggia sui mezzi pubblici alla ricerca della sinistra, dov’era? Forse la sua sinistra, con tutti questi scioperi e buche permettendo, viaggia in taxi?

La Sindaca invece avanza, si fa per dire, come se stesse in un reality rosa e non sulla poltrona di prima cittadina. Un sorriso tira l’altro mentre Roma sprofonda di buca in buca… dopo un interrogatorio durato otto ore dove lei più giuliva e più Titti il canarino che mai ripeteva il mantra «C’è molto da fare». Eh già” (Denise Pardo, ‘l’Espresso’, 19.2.17): “l’Eh già! È divenuto come commento naturale di molte affermazioni ballistiche, stupidaggini, contro sensi, sparate retoriche” (Ernesto Rossi, 21.2.36), ma a parte questo ora a Firenze, piccola città di provincia e non meritevole di attenzione nazionale, si scoprono “15 mila metri quadrati della mega ‘buca’… Da ormai otto anni non si trova una soluzione per il ‘buco’” (‘la Repubblica-Firenze’, 7.3.17).

Ritratto dell’assessora all’Ambiente indagata. I legami con il ras dei rifiuti Cerroni, il rapporto con Ama e quella gaffe davanti ai giudici di Reggio… confonde la legge di conservazione della massa con quella dell’energia” (Carlo Bonini, ‘la Repubblica, 14.9.16’): torneremo poi sul contenzioso che ha visto l’assessora Muraro contro “L’avvocato Michele Laforgia, che difende Enel”.

Colpirne una per colpirli tutti: “Virginia Raggi, El Pais mette in relazione la crisi del Campidoglio con quella ai vertici dei 5 stelle” (‘l’Huffington Post in collaborazione con il Gruppo Espresso’, 11.9.16)

Sempre dalla rubrica di Augias il Sig. Pietro Morosini il 26.2.17 si domanda “Se Fellini vedesse Roma oggi”, rafforzando i suoi dubbi con “Una sindaca che prende ordini da un privato cittadino? Per di più genovese?”: a parte che anche l’ex Sindaco Marino era di Genova, ma se invece si fosse domandato, problema peraltro già posto ( https://www.civitasdemocratica.it/2015/04/25/dove-va-la-repubblica/ ), che fine ha fatto ‘la Repubblica’? Sicuramente non gli avrebbero pubblicato il pezzo, per il resto proviamo a rispondere.

Se si prende l’edizione del 9.2.17, per celebrare i 50 anni dalla morte di Ernesto Rossi, Eugenio Scalfari, nell’evocare i bei tempi in cui erano insieme a ‘Il Mondo’, con un articolo in prima pagina lo definisce “un maestro in redazione”. Relegato nelle retrovie invece l’articolo della Liana Milella sulla polemica tra toghe e politica: “Nel mirino l’obbligo per le polizie di informare i capi su tutte le indagini”.

Ecco, se una cosa del genere fosse stata approvata per decreto legge (agosto 2016) durante gli anni del Cav, come minimo Giuseppe D’Avanzo si sarebbe incatenato davanti Palazzo Chigi dove avrebbe iniziato a fare sciopero della fame, con il suo allievo Bonini a fargli da portatore d’acqua perché non morisse anche di sete.

Sul tema giustizia, i “liberali di sinistra” sembra abbiano snobbato l’avvertimento di Ernesto Rossi (23.6.63): “Io non credo che un giovane possa farsi facilmente un’idea dell’atmosfera che si viveva sotto il regime, quando tutti i poteri dello Stato erano al servizio di una fazione (o meglio di una banda di criminali che – con la complicità della monarchia, dell’esercito, della polizia, della magistratura – era riuscita ad impadronirsi di tutte le leve del comando nel Paese)”.

Loro, che fino a qualche anno prima della caduta del Muro erano il bollettino informale del PCI ( https://www.civitasdemocratica.it/wordpress/wp-content/uploads/2017/04/laRepubblica_210688.jpg ).

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E ora?

E ora… mentre Scalfari erudisce il pupo, consigliandogli di leggere i testi “su Cavour, e quelli di Giustino Fortunato, di Salvemini…” (19.3.17), ad un convegno fiorentino dello scorso 11.2.17 intitolato ‘L’attualità della cultura politica di Ernesto Rossi (1897-1967)‘ e promosso dalla ‘Fondazione Ernesto Rossi e Gaetano Salvemini, Istituto storico della Resistenza in Toscana, Circolo Fratelli Rosselli’, Andrea Becherucci degli Archivi Storici dell’Unione Europea, proprio in dedica all’ex Sindaco di Firenze, ha letto la seguente lettera inviata da Ventotene: “Gli uomini politici che ho conosciuto salvo pochissime eccezioni non pensano che alla conquista del potere, come condizione per manifestare più ampiamente la loro personalità, disinteressandosi di ogni esame critico necessario per indirizzare veramente l’eventuale potere in una direzione socialmente vantaggiosa. Il loro credo, quando sono all’opposizione, potrebbe raissumersi in poche parole: ‘Levati di lì che mi ci metto io’. Questo spiega le capriole e i movimenti di gabbana… Se vedono che una strada è diventata troppo difficile prendono la strada opposta” (E.Rossi, ‘Un democratico ribelle’, 4.2.1942).

Quando la stampa è completamente in mano al governo, è uno strumento di conformismo terribile” (E.Rossi): qual è stato allora il motivo principale della nomina di Calabresi alla direzione de ‘la Repubblica’, visto che c’era già Rampini (o altri) in attesa da anni, se non quella di tirare la volata per il SI al referendum costituzionale? Infatti sarebbe interessante fare una statistica delle notizie locali riversate sull’edizione nazionale, sotto la sua gestione, che riguardano i cassonetti pieni, l’invasione di topi, etc. etc., della città eterna. E qual è il messaggio subliminale del 4 dicembre dove dalla rubrica di Augias si descrive Roma come un lazzeretto, quasi fossimo in ‘Germania anno zero’ di Rossellini? Presto detto: ATTENZIONE! ATTENZIONE! Forze populiste e disgregatrici, se passa il NO, porteranno l’Italia a sicura rovina!

Anche Scalfari lo stesso giorno ha approfittato che passasse una mandria di bufali alla cui testa c’era Prodi, e per convenienza ci si è accodato schierandosi per il SI; dopo aver annunciato che avrebbe votato NO se, come ricordato nelle puntate precedenti ( https://www.civitasdemocratica.it/2016/12/02/moment-act/ ), non si fosse messo mano alla legge elettorale.

Denise Pardo dalle colonne de ‘l’Espresso’ (27.11.16) ci informa che persino “A Pechino tifano Sì”, parola di Zhang Lei corrisponente a Roma del ‘Quotidiano del Popolo’: dove laggiù di democrazia se ne intendono.

Deve essere costato molto alla redazione de ‘l’Espresso’ pubblicare il 18.12.16 nella rubrica ‘Senza risposta’ una lettera di un lettore (Alfredo Cassetta) che giustamente scrive: “…Senza sottacere che questo referendum è stato oggetto di severe critiche da parte di almeno dieci ex Presidenti della Corte Costituzionale. Perdonate la franchezza, ma una risposta decente a queste semplici osservazioni, che più di un cittadino come me immagino abbia fatto, io non la ricordo di averla letta neanche sulle pagine dell’Espresso”: colpiti ma… inaffondabili.

Quantomeno ‘Il Sole 24 Ore’, che si è schierato per il SI, il 4 dicembre 2016 ha dato spazio in maniera nitida ad ambedue gli schieramenti.

Nella riforma costituzionale c’erano senz’altro elementi positivi, e chi ha votato a favore con discernimento va rispettato: “Ho votato Sì senza entusiasmo per mettere ordine sul titolo V, il decentramento fatto di corsa nell’inseguire la Lega che ha portato a 20 centri di spesa senza controllo…” (Emma Bonino, ‘l’Espresso’, 18.12.16): ma proposto così, a mo’ di confezione Arrigoni, col paghi 2 prendi 3 come dovessimo andare al supermercato, era o non era una riforma “botched” (‘The Economist’, 16.12.16) o meglio, come lo ha definito un vecchio socialista, un “golpe occulto”?

L’atteggiamento pavido e conformista del ‘Gruppo Editoriale Espresso Spa’, sembra aver risposto ad un preciso ordine di scuderia da adottare anche nei confronti del Sindaco di Roma: “Distruggetela!”.

Eh ma la “Raggi è sindaca della capitale di questo Paese”, risponde Augias al Sig Castriota, insospettito di tutta questa improvvisa attenzione (‘la Repubblica,’ 29.1.17).

Qualcuno penserà che questo è un manifesto a difesa del Sindaco di Roma. No Signori, per cortesia non usciamo dal seminato: qui si sta solo mettendo a fuoco il modo di fare giornalismo, che inevitabilmente influenza i lettori, che poi sono elettori, e che quindi votano (sempre meno). Tant’è che questo incessante accanimento ‘terapeutico’ alla lunga ha avuto l’effetto opposto: tra un po’ la faranno santa, anzi papessa. Se poi al termine del suo mandato le cose non saranno migliorate, i cittadini le daranno il benservito (e con gli interessi). Cittadini che, in termini più generali, quando hanno la sensazione di venire esclusi, reagiscono: a volte può andar bene, a volte meno.

Per par condicio, lo stesso ordine di distruzione premeditata era partito dalle colonne de ‘la Repubblica’ proprio nei confronti dell’ex Sindaco di Firenze, ancor prima di fare le sue comparse sulla scena politica nazionale.

Passato il referendum, si son resi conto che continuavano a perdere copie, e si eran ‘dimenticati’ che attorno ad una nota stazione appaltante rinfocolava un “groviglio” (Ezio Mauro, ‘la Repubblica’, 4.3.17). Per salvare capra e cavoli, fanno come la Roma che butta il capitano Totti nella mischia a 5 minuti dalla fine: resuscitano Concita De Gregorio dandole una rubrica accanto a quella di Augias. Le avranno detto: “Dài, tanto tu sei un’antirenziana doc, sei un’ex direttrice de ‘l’Unità’, poi Firenze la conosci bene visto che sei amica della moglie dell’ex Sindaco Domenici”.

La quale il 19.3.17, titola il suo pezzo ‘Terremotati da Banca Etruria’, dove racconta la storia di Marica che viveva ad Amatrice e “ha perso la casa con il sisma ma la prima scossa era arrivata con la chiamata della banca”. Messaggio in codice: Boschi & C. sono dei vampiri che dissanguano i poveri risparmiatori e per giunta non gli costruiscono le case distrutte dal terremoto. Non va bene neanche così, perché mette il piede in una faglia. Infatti nella postfazione del libro dal titolo ‘Contro gli abusi delle banche’ di Mario Bortolotto, a pag. 120 si legge: “Carlo De Benedetti ha chiesto il soccorso delle banche per evitare il fallimento di Sorgenia, la società energetica con interessi nella centrale elettrica di Vado Ligure(Savona), indebitata per 1,8 miliardi con 21 banche… La banca più esposta con la società che apparteneva a De Benedetti è il Monte dei Paschi, divenuto così l’azionista principale della nuova Sorgenia, con il 22,2 del capitale… Nella compagnia c’è anche, con l’1 per cento, la Banca Popolare dell’Etruria…”.

Si obbietterà che nessuno è perfetto perché vi sono quelli come ‘il Fatto Quotidano’, che se solo qualcuno nel comune di Rignano sull’Arno starnutisce, li accusano di traffico di influenza; e poi si obbietterà che ci sono altri gruppi editoriali collegati con settori dell’edilizia o delle televisioni. Verissimo. Nel primo caso però, se il direttore del ‘Fatto’ si mette in testa di sbertucciare chicchessia, lo può fare a suo rischio e pericolo, non avendo padroni a cui rispondere; nel secondo caso, è stato ‘l’Espresso’ fin dalla sua nascita a menarla col fatto che loro erano il “gruppo che incarnava il mito dell’editore puro, l’editore senza interessi estranei, la quintessenza dell’autonomia e dell’indipendenza” (‘la Repubblica tradita’, Giovanni Valentini).

Invece Concita (o Tottita?), sempre grazie a Valentini, è costretta ad ingoiare che “In forza del suo potere mediatico, l’editore di ‘Repubblica’ è riuscito poi a salvare Sorgenia, la società di famiglia che produce energia alternativa. Pur avendo accumulato un ‘buco’ astronomico che – secondo diversi giornali – sarebbe ammontato a circa 2 miliardi di euro, l’azienda ottenne un generoso finanziamento di 600 milioni erogato dal Monte dei Paschi di Siena alla vigilia del suo collasso. E qualche maligno ha insinuato che la linea di credito fu elargita con la benevolenza ed il patrocinio governativo… col cinismo che gli è connaturale l’Ingegnere ha scaricato tutto sulle spalle del figlio… All’indomani della fusione ‘Stampubblica’, infatti, l’amministratrice delegata del gruppo L’Espresso è stata nominata anche presidente degli Aeroporti di Roma (Fiumicino e Ciampino) che fanno capo al gruppo Atlantia della famiglia Benetton come il ‘quasi monopolio delle autostrade’…” (‘la Repubblica tradita’, Giovanni Valentini).

Piccola parentesi allora su altri quotidiani.

Spiace che anche il ‘Corriere’, che storicamente è più equilibrato, a Natale abbia sintetizzato la notizia al pranzo dei poveri insieme al Sindaco Raggi con “Hai sbagliato sulle Olimpiadi”: ma era davvero quella la notizia principale?

Anche quelli del ‘Fatto’, che fanno tanto i giansenisti, prima a firma di Silvia Truzzi il 16.10.16 scrivono che “Giovedì Piazza Pulita ha ospitato Davide Serra, ceo del fondo ‘Algebris’… Basta restare sulle attuali posizioni, nei paraggi della disumana spietatezza di questa supposta sinistra smart”, passano neanche tre giorni e sull’ultima pagina la pubblicità a caratteri cubitali “Buon compleanno Algebris!”: si sa, l’algebra non è un’opinione.

De ‘l’Unità’ che dire? Essendo un giornale di partito, in fondo svolge la sua missione di propaganda, anche se di rosso oramai sembrano esserci rimasti solo i bilanci. Diretta da uno dei vignettisti più ‘venduti’ d’Italia, che quando era più giovane (ah, le sinapsi!) faceva il quaraquaqua contro il suo futuro Segretario ( https://www.civitasdemocratica.it/2015/09/19/uomo-ominicchio-o-quaraquaqua/ ), e messo lì come usato sicuro unicamente per far credere alla gente, in vista del referendum, che il partitone era gramscianamente rimasto tale e quale: non l’aveva capito?

Chiusa parentesi.

Non che la si debba pensare tutti allo stesso modo, ci mancherebbe, ma a parte i resoconti politici sempre equilibrati di Marco Damilano, sembra ci sia un po’ caos redazionale nel gruppo dell’Ingegnere: mentre Scalfari alza le difese in nome della santa alleanza contro la “rivoluzione popolare” che “si sta saldando con quella populista dei Grillo e dei Salvini” (‘la Repubblica, 19.3.17’), lo stesso giorno il direttore de ‘L’Espresso’ Tommaso Cerno, nel suo editoriale intitolato ‘Una corsa a perdere con l’alibi del populismo’, sembra aver scoperto che l’etimologia di cotal bestemmia non proviene da popò, ma bensì da popolo.

Chi ha ucciso Alitalia” titola la copertina de ‘l’Espresso’ del 22.1.17; ed all’interno in uno dei servizi dedicati alla vicenda, tra i “capitani patriottici”, oltre a Colaninno, Riva, Marcegaglia, “ci sono i Benetton di Autostrade e Aeroporti di Roma”: ma perché un lettore non deve essere informato del collegamento del ‘Gruppo Editoriale Espresso Spa’ con Aeroporti di Roma? Così non facendo, il compiacimento in redazione per la vicenda Marra fa pensare che questo fosse dettato dal desiderio che una volta caduta l’attuale amministrazione capitolina, i successori si sarebbero buttati a babbo morto sulle Olimpiadi: più voli, più tasse aeroportuali, più introiti. Ed invece la settimana dopo, nella rubrica ‘Senza risposta’ de ‘l’Espresso’, elogi a non finire di lettori entusiasti per il servizio: “Ma davvero i vertici di Alitalia pensano che nell’era di Internet basti censurare un giornale per impedire che si venga a sapere del buco che hanno creato?”; o chi cita Horacio Verbitsky: “Giornalismo è diffondere ciò che qualcuno non vuole si sappia”.

E allora perché Scalfari-Barbapapà nei suoi sermoni domenicali non si degna di rispondere al suo vecchio amico Valentini che gli ha pure dedicato il suo libro?

E perché “inaffondabili”, come precedentemente accennato? Perché rivolgere delle critiche a Scalfari, rubando un’espressione presa dall’ultimo film di Jim Jarmush ‘Paterson’, è come parlare ad una persona che fa la doccia con l’impermeabile addosso. Nota bene: “tre tipologie professionali tra i giornalisti economici del dopoguerra: i ‘corsari’, quelli ‘di servizio’ e gli ‘anfibi’. Questi ultimi si caratterizzavano per uno stretto collegamento con le aziende” (‘Lo Stato parallelo – La prima inchiesta sull’ENI’, A.Greco & G.Oddo).

Quando, a sua insaputa, ci fu la nomina di un nuovo direttore alla guida del quotidiano che lui stesso aveva fondato, Scalfari se avesse rinunciato di spuntare ogni dies Domini come un cucù, avrebbe dato un bel segnale alle nuove leve del giornalismo a tenere la schiena dritta. Ma non l’ha fatto, ed alla sua età non gli costava nulla.

Sempre al sopracitato convegno fiorentino dedicato ad Ernesto Rossi, per bocca della professoressa Michelotti dell’Università di Siena si scopre che quest’ultimo quando collaborava a ‘Il Mondo’ non si è mai fatto pagare. Scalfari lo sapeva? Probabilmente no (se lo sapeva ancora peggio), e questo lo si evince dal fatto che non ha ancora rinunciato ai suoi 2100 euro di vitalizio mensile per i suoi anni (1968-72) di attività parlamentare: dettagli, ma che invece la dicono lunga.

‘Derivati’ è il titolo della copertina de ‘l’Espresso’ del 12.2.17, dove all’interno si legge che “Le banche coinvolte in questo genere di operazioni sono diciannove, da J.P.Morgan…” (Luca Piana): ottimo, ma consultando Wikipedia si scopre che nell’azionariato del gruppo editoriale per cui scrive vi è proprio “JP Morgan Management” con il 2,015% ( https://it.wikipedia.org/wiki/Gruppo_Editoriale_L’Espresso ): miopia o astigmatismo?

Intendiamoci, non vi è nulla di male a far parte di una élite finanziaria, ma bisogna avere l’onesta intellettuale di dirlo con chiarezza. Non si può pretendere di essere “corsaro”, aggettivo utilizzato per ricordare il collega Alberto Statera (‘l’Espresso’, 31.12.16), e allo stesso tempo cherchiobottista (neanche a farlo apposta, all’interno dell’edizione di fine anno c’è un articolo intitolato ‘I furbi dei Paschi’ dove naturalmente i nomi ed i cognomi dei bancarottieri sembra sia andata persa).

Al di là se Eric Snowden passerà alla Storia come un eroe o un traditore, quest’ultimo termine è utilizzato da Glenn Greenwald nel descrivere il mutamento genetico del ‘Washington Post’, oramai legato mani e piedi con l’establishment: “Era un perfetto esempio di quella deferenza filogovernativa pavida e allergica al rischio che da anni andavo rimproverando alla stampa della ‘concorrenza’… con la sua voce confusa e apologetica, le sue paure e il suo cerchiobottese” (‘No place to hide’).

E se si vuole fare un paragone con qualche giornale europeo si prenda ‘El Pais’: negli ultimi anni si è troppo appiattito sul Partito Socialista (PSOE), con inevitabile perdita di credibilità, facendo una corrida quasi unicamente contro ‘Podemos’ invece che contro il Partito Popolare, suo storico avversario. Le parabole del quotidiano spagnolo e de ‘la Repubblica’ sono assai speculari, anche se va riconosciuto che domenica scorsa sul fine vita ‘El Pais’ ha dedicato ben tre pagine sul nazionale, cosa impensabile per ‘l’Osservatore Repubblicano’.

Tornando al “groviglio”, ‘L’Espresso’ titola la copertina dell’edizione del 5.3.17 con ‘Il Giglio Nero’, dove candidamente si scopre “Il caso di Alberto Bianchi, avvocato e consulente dell’entourage renziano: anche lui ha avuto incarichi dalla società pubblica” (Fittipaldi & Trocchia, 5.3.17), fino a spingersi a dire che “il sistema degli appalti di Stato sembra davvero marcio fino al midollo…” (26.3.17): ehilà, ma allora è vero che sarebbe meglio si chiamassero ‘Gruppo Editoriale Nespresso’, cioè di quelli che si svegliano a suon di caffè quando gli conviene.

La vulgata vuole che le roi Michel Platini, beccato dall’Avvocato Agnelli a fumare negli spogliatoi della Juventus, abbia risposto: “Basta che non fumi Bonini”: e l’omonimo Bonini cosa ha fumato ultimamente, oppio? Fa bene a far luce sugli eventuali finanziamenti occulti ai movimenti politici tramite le polizze vita, ma tornando al contenzioso tra l’ex assessora del Comune di Roma e l’avvocato di Enel, essendo l’avvocato Bianchi membro proprio del cda di Enel, nonché presidente della ‘Fondazione Open’, perché non gli si è accesa la lampadina che ci potesse essere un potenziale conflitto? Non ha pagato la bolletta della luce?

Proprio il giorno del titolo ‘Il Giglio Nero’ in copertina, sull’ultima pagina c’è la pubblicità della medesima azienda energetica: diavolo e l’acqua santa. Pubblicità Enel che compare sulla prima pagina de ‘la Repubblica’ il 18.12.16, giorno dell’articolo di Calabresi. Avrà o no, il summenzionato avvocato, potere di decidere a chi vanno i generosi contributi pubblicitari? Della serie: #Boninistaibonino, altrimenti ti si taglia i fili. E’ forse costui lontano parente di colui che nell’estate 2003 faceva quei coraggiosi reportage sulle presunte armi di distruzione di massa di Saddam Hussein?

Ed a proposito di finanziamento ai giornali, visto che a parole Scalfari fa tanto l’europeista, perché ‘la Repubblica’ non si fa promotrice affinché i fondi pubblici all’editoria, come avviene in Europa, vengano erogati solo in base al venduto e non più al pubblicato? (vedasi scandalo sotto il ‘Sole’)

Prendendo spunto da un altro commento sul caso Alitalia (“Sembra incredibile che nel 2017 i manager di una grande impresa non sappiano che censurare un articolo di giornale è il modo migliore di fargli pubblicià”, ‘l’Espresso’, 29.1.17), come mai a metà settembre 2016 non è stata data notizia sul nazionale de ‘la Repubblica’, in merito al fatto che la Cassazione aveva annullato il proscioglimento nei confronti dell’editore catanese de ‘La Sicilia’ Mario Ciancio Sanfilippo, dopo una vicenda che ha visto un Gip negare il reato di concorso esterno in associazione mafiosa? Forse si vergognavano di raccontare che il loro giornale da quelle parti esce grazie al centro stampa dell’editore in questione?

I processi si fanno in aula, ma si offendono le Signorie Loro se gli si fa osservare che queste sono omissioni raffinatamente mafiose?

Da oggi L’Espresso si scrive di nuovo così come lo scrissero per la volta Arrigo Benedetti e Eugenio Scalfari il 2 ottobre 1955. Con la sua ‘L’ che torna maiuscola… Perché lo fa? La nostra storia è il nostro futuro: liberi, laici e fuori dal coro… Non è un ‘restyling’” (T.Cerno, ‘L’Espresso’, 26.2.17): come ampiamente documentato, in effetti tra febbraio e marzo 2017 l’ennesimo assestamento c’è stato, ma ora che ‘L’Espresso’ ha riacquistato la sua ‘L’ maiuscola, a quando le copertine ‘Chi ha ucciso Sorgenia?’ o ‘Chi ha ucciso Olivetti?’: roba da ‘Chi l’ha visto’.

In attesa che ciò avvenga, per capire meglio cosa sia oggi il ‘Gruppo Editoriale Espresso Spa’ (a quando l’uscita dalla Borsa?), basta vedere la scena finale di un film di Pingitore, ‘Il tifoso, l’arbitro e il calciatore’: qui il protagonista Pippo Franco, durante un’amichevole Roma-Lazio, per soddisfare il tifo laziale del suocero e quello romanista del proprio papà, fa spola tra una curva e l’altra con giacchetta e cappellino double face aventi i colori delle due squadre; solo che alla fine, essendo scoperto, viene menato e bollato come traditore da ambedue le tifoserie ( https://www.youtube.com/watch?v=6U8pnNdfB7M ).

Eh già!”, il direttore Calabresi, prima solo di nominare i “conflitti di interesse”, farebbe bene a guardare in casa sua.

Anche perché, per essere furbi bisogna essere anche orbi.

Cordialmente

Giovanni Amaducci

(CivitasDemocratica.it)

Pensierino Senzasperanza: ‘l’ minuscola o ‘L’ maiuscola, riusciranno i nostri eroi dell’ellelunga a mettere almeno il link del presente post ( https://www.civitasdemocratica.it/2017/04/04/furbi-et-orbi/ ) nella rubrica ‘Senza risposta’?

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