Ansedonia 17.7.19

Ansedonia 17.7.19

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Firenze, 20.7.19

L’inceneritore – ha spiegato Rossi – è un’idea del secolo scorso. Chi vuole guardare indietro dice inceneritore. Bruciare i rifiuti è anche molto costoso. Chi vuole guardare avanti, come noi in Toscana, segue gli sviluppi della ricerca e della scienza e pensa alla salute dell’ambiente e dei cittadini” (‘Corriere Fiorentino’, 6.7.19).

Anche il comunismo è un’idea del secolo scorso, eppure in tanti ancora ci giocano a nascondino facendo finta di “guardare avanti”. Pure il bisfenolo, sostanza chimica presente in tutti gli elettrodomestici e bottiglie di plastica, è pericoloso (da non confondere con il bischenolo, virus che affligge sindaci a diventare segretari di partito, per poi pindaricamente volare a Palazzo Chigi). Fare figli, visto che faranno uso di pannolini, inquina. Respirare, e quindi “bruciare” ossigeno, contribuisce all’effetto serra. Si deve continuare?

Sui rifiuti interessi criminali, ma a Roma serve l’inceneritore”, titola così ‘il Fatto Quotidiano’ del 4.7.19 per sintetizzare l’intervista a Roberto Pennisi della Direzione Nazionale Antimafia “che se gestito bene, inquina pochissimo”.

Il termine “termovalorizzazione” compare anche in un libro appena uscito dal titolo ‘Roma – Storie per ritrovare la mia città’ (Ed. Rizzoli), cioè quando la Città Eterna “cresceva, in Pil e occupazione, tre volte più del resto del Paese”, e la raccolta differenziata passava dalle “120.000” del 2001 alle “290.000” tonnellate del 2008 grazie al “porta a porta” nei condomini. L’autore? Beh, il tono un po’ pomposo si addice assai all’imperatore Veltronius, che però, vittima appunto del bischenolo, nel febbraio 2008 ha concluso l’opera facendo il ‘Porta a Porta’ da Bruno Vespa.

Durante il convegno ‘L’economia circolare che non c’è. Ancora’, tenutosi a Firenze il 14.6.19 e moderato da Antonio Cianciullo, è stato distribuito un report di Assoambiente in cui si legge che “La percentuale dei rifiuti avviati a termovalorizzazione a livello nazionale è inferiore rispetto al dato medio registrato a livello europeo… La termovalorizzazione consente il risparmio di risorse energetiche, riducendo per quota parte la dipendenza in materia del nostro Paese da fonti fossili e contribuisce anche alla riduzione delle emissioni di gas climalteranti… Volendo azzerare l’export di rifiuti combustibili, ridurre il conferimento in discarica, e raggiungere (per i rifiuti urbani) gli obiettivi del Pacchetto della Circular Economy sarà necessario realizzare: 22 impianti di digestione anaerobica; circa 24 impianti di termovalorizzazione; circa 53 impianti di discarica”.

Al suddetto convegno era stata invitata l’Assessore all’Ambiente della Regione Toscana che, seduta accanto all’ad di Alia (l’Ama fiorentina per intenderci), pare non abbia minimamente messo in discussione i dati appena elencati, salvo poi affermare pochi giorni dopo ad un altro incontro promosso dal Cispel, “Economia circolare fuori dalla pianificazione”: della serie sono i cittadini che devono pianificare il tutto con i girotondi.

Ora è comprensibilissimo che un comune cittadino solo all’idea che gli costruiscano un aeroporto (che inquina non solo dal punto di vista acustico) ed un inceneritore nei paraggi possa soffrire a priori di sindrome Nimby (Not In My Back Yard). Però prendiamo l’esempio di Barcellona dove, come riportato dal ‘Corriere’ del 28.6.19 nell’intervista a Francesca Bria, “per rendere partecipi i cittadini nella gestione della cosa pubblica” tramite una piattaforma i “dati messi a disposizione dal governo sono trasformati in grafici che agevolano la comprensione”. Infatti l’obiettivo dovrebbe essere quello di costruire mappe energetiche con i GIS per rendere più comprensibile l’incidenza della CO2 con le varie attività economiche, come ad esempio la gestione dei rifiuti. Anche perché, come afferma l’ex ad di Enel su ‘Il Sole 24 Ore’ del 19.5.19, “La sfida è ripensare le reti di distribuzione”. E’ sui dati che si dovrebbe costruire delle idee e prendere decisioni ponderate.

Non si può essere pro-scienza a giorni alterni” afferma Federico Rampini nel suo ultimo libro ‘La notte della sinistra’ (Ed. Mondadori), altrimenti “demagoghi e predicatori del nuovo oscurantismo si trovano la strada spianata”.

E mentre l’attuale Sindaco di Roma lancia un appello ai suoi concittadini (“Ci aiutino in un piano serio di raccolta differenziata”, ‘Corriere della Sera’, 10.7.19), il/la neo assessore all’Ambiente del Comune di Firenze dopo poche settimane dal suo insediamento batte tutti sul fil di lana annunciando l’arrivo dei “cassonetti intelligenti, quelli dotati di Gprs e di un sistema che consente di misurare la quantità di rifiuto presente e di trasmettere le informazioni in modo da organizzare il ritiro del rifiuto solo quando necessario” (‘La Nazione’, 21.6.19): retaggio dei suoi intensi studi al Politecnico di Milano e/o alla Princeton University?

I giovani oltre che a studiare fanno bene a protestare in piazza ai Fridays For Future, perché è innegabile che gli stiamo lasciando in eredità un pianeta con la febbre a 40°; ma altrettanto illusorio sarebbe non spiegargli che i rifiuti non si possono nascondere sotto il tappeto. Anzi, visto che ora va molto di moda il termine “sovranista” o espressioni come “autonomia differenziata”, proprio per migliorare la raccolta differenziata ed evitare il “turismo dei rifiuti” occorrerebbe essere più sovranisti o localisti che dir si voglia, cioè gestirli il più possibile a casa propria. Non come qualcuno che, affetto pure lui da bischenolo, varò lo ‘Sblocca Italia’ che “abolisce il vincolo regionale (i rifiuti possono passare ad altre Regioni)” (‘Corriere della Sera’, 16.11.18).

Se si seguisse la stessa logica dello struzzo, in una città come Firenze invece di ampliare la pista dell’aeroporto e fare l’inceneritore, bisognerebbe costruirci una rampa di lancio per spedire i rifiuti nello spazio in nome dell’economia orbitale invece che circolare.

Ma tornando sul pianeta terra, Greta o non Greta, i rifiuti in primis andrebbero quantomeno raccolti.

Infatti a proposito di “sviluppi della scienza” e “salute dell’ambiente” qualche giorno fa alla Feniglia di Ansedonia, una della spiagge più suggestive della Toscana, mentre cinque (5) agenti della Polizia Municipale erano intenti a circondare una venditrice africana di collanine, questi non si erano accorti che a poche decine di metri il cestino della pineta esondava letteralmente di rifiuti (vedasi foto). Davvero un bell’esempio per i turisti stranieri, o come direbbe il direttore del ‘Corriere’ Fontana, una “figuraccia mondiale!” (8.7.19).

Che cosa vuol fare per il resto dei suoi giorni il Sig. Rossi, il gretino doc?

Cordialmente

Giovanni Amaducci

(CivitasDemocratica.it)

 

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