(unicatt.it)

(unicatt.it)

TO: marco.fortis@unicatt.it

CC: letterealsole@ilsole24ore.com, redazione@huffpost.it, fondazione.circolorosselli@gmail.com, emanuele.vannucci@unipi.it, m.baldi@censis.it, ufficiostampa@minambiente.it, nu15@columbia.edu, lettori@editorialedomani.it, espresso@espressoedit.it, cronaca@corrierefiorentino.it,

Firenze, 19.9.21

Nei giorni in cui il governatore della FED dichiara “L’inflazione è alta ed è causa di preoccupazione ma continuiamo a credere che sia transitoria” (‘Il Sole 24 Ore’, 29.8.21), il Prof. Marco Fortis afferma che la forte ripresa italiana ha già spiazzato “i profeti di sventura” (‘HuffingtonPost’, 27.9.21) “che guarda caso l’hanno derubricata a semplice rimbalzo”. Tra i meriti di questa impennata dell’economia, sempre secondo il medesimo, in cui i “gufi masticano amaro” (‘HuffingtonPost’, 30.8.21), ci sono ‘Industria 4.0’ ed il Jobs Act.

L’Italia è una ruota quadrata che non gira”: ad affermarlo è un cosiddetto ‘profeta’ di sventura dal nome Massimiliano Valerii, Direttore generale Censis, nel suo intervento pubblicato sui ‘Quaderni Rosselli’ e dato alle stampa a giugno 2021.

Questa progressiva perdita di competitività italiana, “spiegabile”, secondo Emanuele Vannucci (Univ. Pisa & CISA), il cui intervento è contenuto all’interno della sopracitata pubblicazione, “anche da statistiche che mettono in evidenza il basso livello di spesa per la formazione rispetto alla concorrenza europea e anche per certi versi internazionale, è l’analisi dell’andamento della produzione e registrazione di brevetti nei principali settori industriali… si vede come a partire dal 2001, si registra un calo delle percentuali di brevetti italiani sul totale dei brevetti, nel settore tecnologico e in settori ad alta densità di conoscenza…”.

Il termine “rimbalzo” ed il “6%” sono stati evocati da Marco Baldi, Responsabile Area Economia e Territorio Censis: “Tutta la tenuta di quell’impianto previsionale era naturalmente affidata alle stime di crescita del Pil, in un primo momento viste in ‘rimbalzo’ del 6% nel 2021 (dopo la caduta del 9% nel 2020) per poi proseguire con un 3,8%… nel 2022” (idem).

A cosa è dovuto quindi per la quasi totalità l’aumento delle bollette elettriche?”, si domanda Edo Ronchi su ‘HuffintonPost’ del 17.9.21. Che anche si risponde: “All’effetto rimbalzo che ha coinvolto l’intera economia e ha generato un forte rialzo dei prezzi delle materie prime e dell’energia”. Ora che il Governo dovrà in qualche modo rimediare, probabilmente riducendo gli oneri di sistema in bolletta, sorge spontanea una domanda: quale esecutivo li ha praticamente raddoppiati, anche per dare incentivi alle aziende più energivore?

Sulla “bonus economy” sempre Marco Baldi afferma che “Penso al 2004 con la riforma pensionistica di Maroni che concedeva un bonus a chi rinviava il pensionamento, e poi in seguito alla social card del 2008 e ai bonus energetici (nati nel 2009 su proposta di Tremonti) fino al bonus 80 euro del Governo Renzi nel 2014. E’ certamente un meccanismo che genera consenso politico”: vorrà dire che con quegli 80 euro ci pagheremo i rincari in bolletta. E l’inflazione.

Rimanendo nel campo dei bonus, mentre nei due interventi di fine agosto del docente della Cattolica non compaiono quelli per le abitazioni, originariamente introdotti il 19.5.20 (forse da quest’ultimo derubricati a semplice “edilizia”), sul ‘Sole’ del 5.9.21 si legge che grazie alle semplificazioni “La corsa del superbonus: in tre mesi valori su del 130%. Interventi raddoppiati a 3.2 miliardi di nuovi investimenti fra giugno e agosto”, a cui pure si fa riferimento nell’intervento, sempre incluso nel quaderno Rosselli, da parte del Vice Presidente Consiglio Nazionale Ingegneri Gianni Massa: “le misure dei c.d. Superbonus con detrazione al 110% (risparmio energetico e misure antisismiche) possono generare da subito un effetto di crescita sulle attività professionali dell’area tecnica”.

Altra ‘profeta’ di sventura sarebbe la Prof.ssa Urbinati che nel suo editoriale su ‘Domani’ del 29.8.21 (il cui editore ridusse Olivetti ad un ologramma) intitolato ‘Le morti sul lavoro non sono mai solo incidenti’, critica “l’deologia del Jobs Act”. Ed anche gli operai della GKN, malgrado la multinazionale abbia beneficiato di “finanziamenti statali dell’Industria 4.0” (‘Domani’, 18.9.21), sono stati licenziati via WhatsApp (non potevano chiamarlo JobsApp?).

Jobs Act o no, quello che emerge dalle riflessioni sui dati CENSIS è quella “di giovani generazioni che fanno fatica a progettare il futuro, e che da ormai troppo tempo faticano a trovare un lavoro a causa di un mercato occupazionale sempre più complesso ed intermittente” (Giulia Piccioni, ‘Quaderni Rosselli’); senso di precarietà, aggravato certamente dalla pandemia, che emerge pure tra i non giovani: “Alla fine del 2020 la situazione non sembra essere mutata rispetto a quanto rilevato ad aprile 2020: quasi il 30% degli ingegneri che operano nella libera professione dispone di mezzi liquidi sufficienti per non più di un mese ed un’ulteriore quota del 19,4% ha risorse per non più di 2 mesi” (Gianni Massa, idem).

Grazie poi ad una delle riforme del ‘Giglio Magico’ nel periodo 2014-2016 ( https://www.civitasdemocratica.it/2021/08/18/italia-brucia-viva/ ), la precarietà può altresì giocare brutti scherzi: “a proposito di operai forestali (il bacino da 20 mila precari chiamati ogni anni a lavorare nei boschi e nelle campagne demaniali), il sospetto che tra loro qualche isolato delinquente abbia contribuito al caos di questa estate c’è” (‘L’Espresso‘, 12.9.21).

Non si ricordano barricate contro ‘Industria 4.0’, tant’è che il Ministro Calenda è stato riconfermato da Gentiloni all’indomani dell’esito del referendum costituzionale del 2016. Ed era il minimo sindacale per un esecutivo che è andato a Palazzo Chigi senza legittimazione popolare, con il pretesto di modificare l’assetto istituzionale (e non l’ha fatto). Lì nella legislatura 2013-2018 ha sbagliato anche il M5S a non tentare di trovare un compromesso sul superamento del Titolo V, che avrebbe semplificato notevolmente a livello nazionale il coordinamento tra i vari centri dell’impiego. Anche perché con 20 e oltre sistemi sanitari diversi, senza aver aggiornato il piano pandemico (50-100mld di danni?), gli effetti si son visti.

Così “con la segreta paura che ci rende inquieti” l’Italia sta pure in compagnia dei navigator che navigano a vista: segno che la cosiddetta SX (ammesso che così la si possa ancora chiamare nel XXI sec.) è teoricamente bravissima nel denunciare i mali sociali, ma quando si trova nelle condizioni di metterci mano è come se andasse in corto circuito (da non prendere nemmeno in considerazione chi, da sedicente di DX, millantava il milione di posti di lavoro).

Tornando all’oggi, quello che più però colpisce è che nei sopracitati due interventi su ‘HuffPost’ non viene minimamente menzionata l’efficienza energetica, senza la quale ‘Industria 4.0’ è niente (vedasi articolo ‘Corriere Fiorentino’ del 1.9.21 intitolato ‘All’Itis Meucci per diventare tecnici del lavoro 4.0‘ dove ne viene fatta menzione più volte): PIL e solo PIL. Probabilmente perché sono il retaggio di una impostazione legata esclusivamente al tradizionale modello dell’economia lineare (non che quella circolare sia decollata); tenendo conto anche che chi li ha scritti è Direttore della Fondazione Edison.

Ma il giorno in cui il calcolo del PIL si baserà anche sul saldo positivo tra l’energia autoprodotta e quella consumata, vorrà dire che saremo entrati in una nuova era geologica.

In attesa di tempi più virtuosi, per ora accontentiamoci salomonicamente della ruota quadrata che gira Fortis.

Cordialmente

Giovanni Amaducci

(CivitasDemocratica.it)

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Post Navigation