blablabla

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Firenze, 25.10.13

Su ‘la Repubblica’ del 22.9.13 Giovanni Valentini nel suo editoriale, che ha come tema la ‘Sosteniblablabla’, scrive che “Ben venga, allora, quell’ambientalismo ‘maturo’ capace di valutare le Grandi Opere ‘una per una’ come ha dichiarato coraggiosamente nei giorni scorsi al ‘Manifesto’ il sindaco di Genova, Marco Doria, eletto come indipendente nelle liste di Sel”.

Vero, se ci si oppone pregiudizialmente a qualsiasi intervento umano, come spesso fanno quelli di Italia Nostra che contestano che verrebbero addirittura alterate le rotte aviarie in caso di impianti eolici, non vi è dubbio che si rischia di cadere nel fondamentalismo ecologico. Infatti con questi parametri di valutazione anche una Grande Opera come l’Autostrada del Sole non si sarebbe realizzata.

Non si tratta certo di tornare alle torce per risparmiare energia elettrica o di montare in groppa agli asini per una mobilità sostenibile: il problema è che le Grandi Opere, ed anche quelle un po’ meno grandi, visti gli innumerevoli scandali, dovrebbero coinvolgere preventivamente di più i cittadini sulla fattibilità, tempistiche, sostenibilità finanziaria, sociale ed ambientale dell’opera in questione.

Caso emblematico è la TAV fiorentina. Il Presidente della Regione Rossi, dopo aver detto che “E’ stato deciso molti anni fa e perdere oggi questo treno sarebbe fatale, tutte le grandi città hanno la TAV e c’è anche bisogno della stazione, oltreché di un aeroporto efficiente ed adeguato. Credo del resto che la variante aeroportuale abbia rappresentato un passo importante per questa regione dopo 30 anni di tentennamenti ed è un passo che abbiamo fatto nel pieno rispetto dell’ambiente” (‘la Repubblica-Firenze’, 15.9.13), ora invece si domanda: “Il tunnel ferroviario sotto Firenze è ancora un’opera strategica per l’Italia sì o no?” (‘la Repubblica-Firenze’, 3.10.13): forse anche lui è stato colto dalla insostenibile pulsione della sosteniblablabla?

E’ vero che, come sostiene il Presidente toscano, alcune grandi città hanno la TAV; tant’è che, a parte qualche crepa in qualche abitazione, a Bologna praticamente non si sono notate grosse levate di scudi. Invece a Firenze, come viene riportato da una residente, la pubblicazione del tragitto che la fresa Monna Lisa avrebbe fatto per scavare i 6 km di gallerie destinato ai super treni “fece crollare il valore dell’appartamento, come se all’improvviso questo edificio si fosse ritrovato su una faglia sismica. Nel 2007 me la valutarono 230 mila euro, ora 160 mila trattabili” (Carolina Puccetti, ‘la Repubblica-Firenze’, 19.9.13): è disponibile Valentini ad ammortizzare la modica differenza di 70mila euro e permettere alla sventurata di vendere l’immobile? Altrimenti, il sosteniblablabla non sarà tutto suo?

“Un chilometro di rete ferroviaria costa tre volte quello francese” (Yoram Gutgeld, ‘la Repubblica A&F’, 23.9.13): bravo, ma perché l’onorevole non viene a Firenze a farsi spiegare dalle opposizioni in consiglio comunale, o dalle associazioni, che la TAV in superficie costerebbe circa 300 milioni, mentre quella sotterranea oltre il miliardo e mezzo?

In sintesi, se ci si trova ad un’opera a scatola chiusa, come se fosse una confezione Arrigoni senza poter prima ‘assaggiare’ il prodotto, gli effetti sono sotto gli occhi di tutti, si rischia cioè di creare, come recita il GIP Pezzuti dell’inchiesta sulla TAV fiorentina, “un circuito del tutto autoreferenziale dove gli interessi pubblici e la pubblica funzione imparziale e trasparente sono un mesto ricordo di un mondo di civiltà che sembra lontano anni luce dalla realtà quotidiana di questi pubblici ufficiali” (‘la Repubblica’, 17.9.13).

Non che questo significhi che bisogna fare tabula rasa dei politici, perché anche i furbi tra le erbe della società civile sono vivi e vegeti. Però è inutile fare gli incontri in Regione Toscana, come è avvenuto lo scorso 6.8.13 con il Comitato Toscano contro le Ecomafie, ed appena si accenna al tema TAV si odono risposte del tipo “ma questa è una vicenda nazionale” (Simone Siliani).

Peraltro in un convegno a Lucca ( vedasi allegato ‘perché_no_200913‘ ) di quasi dieci anni orsono, tutta la società civile è stata in religioso silenzio ad ascoltare l’intervento di Valentini. Non si può dire invece che quest’ultimo fosse presente ad ascoltare le idee dei tanti portatori d’acqua presenti al suddetto convegno. Ammesso e concesso che chi organizzava l’evento, ne avesse veramente voglia o la sensibilità di farlo.

Nel suo ultimo libro (‘Voto di scontro’) Valentini “scopre con un certo sgomento” del voto politico di suo figlio per il M5S, quest’ultimo Ingegnere delle telecomunicazioni e “teorico libertario della Rete”: è vero che dopo le ultime ‘grullate’ sulla Bossi-Fini (solo adesso! tutti si accorgono che ‘Nel mare ci sono i coccodrilli’, Dalai Editore ) questo movimento rischia di trasformarsi solo in un ‘voto di scontrino’, ma l’episodio lucchese di dieci anni orsono si spera possa essere un ulteriore elemento di riflessione a colui che aveva/ha “la presunzione di considerarsi un cittadino ‘democratico’ ” (G.Valentini).

I cento luoghi ‘traslocano’ su internet” (‘la Repubblica-Firenze’, 24.9.13): e chissà perché pochi giorni dopo aver ricevuto il suddetto allegato, al Sindaco di Firenze è venuto in mente di mettere on line i famosi (e fumosi) ‘100 Luoghi’ e fare la Leopolda con tanti tavoli divisi per area tematica (c’è anche la tavola calda o il tavolo ‘Oltrarno?). A parte la tardività dell’operazione, tuttavia pare essersi perso un passaggio fondamentale. E cioè che una volta stabilite le priorità, su internet o meno è secondario, le assemblee con i cittadini, come promesso, andrebbero comunque fatte. Se ha escogitato questa modalità (virtual-blablabla?) unicamente per aggirare il confronto in viva voce con i residenti dell’Oltrarno sul parcheggio sotterraneo di piazza del Carmine, tutto questo rischia di assumere i connotati di un rinnovamento invertebrato: partecipazione non è anche decisione? E perché fa solo le Leopolde, ma mai le Leopoldine con i residenti dell’Oltrarno, che ancora è uno dei quartieri più caratteristici di una delle città d’arte d’Italia?

Ora dopo anni di cinciallegrismo (cincia-blablabla?) ci si mette anche il Sindaco di Scandicci dicendo che “abbiamo scelto un processo di partecipazione cittadina per decidere la riqualificazione della piazza del Mercato” (‘la Repubblica-Firenze’, 3.10.13) e che all’Obihall ci sarebbe stato ‘OpenFirenze’ con “tante idee”: a proposito di Mercato ci faccia sapere quanto costano gli zucchini nel suo comune così eventualmente per risparmiare potremmo venire là a fare la spesa. Val la pena informarlo che qui a Firenze invece ci sono gli zucconi: più che di un ‘OpenFirenze’ non sarebbe meglio un ‘ThinkFirenze’?

Qualche momento per pensarci su ce lo ha offerto Tomaso Montanari, docente di Storia dell’arte presso l’Università Federico II di Napoli, intervenendo pochi giorni fa al convegno ‘Riumanizzare e civilizzare l’urbano’, organizzato da ‘Fondazione Italiana per la Bioarchitettura’ (presente l’Assessore Regionale Marson, ma assente il deputato Realacci, nonché Presidente onoraio di Legambiente, che ha perso un’occasione per rispondere alle accuse di Zaccagnini, ex M5S, sul consumo di suolo). Nel citare lo storico e sociologo Christopher Lasch ha detto che “fra le ragioni del deterioramento della democrazia negli Stati Uniti va annoverata la decadenza delle istituzioni civiche, dai partiti politici ai parchi pubblici, ai luoghi di incontro informale; su di loro incombe la minaccia dell’estinzione mano a mano che i ritrovi di quartiere cedono il passo agli shopping mall, alle catene di fast-food, ai takeaway” dove “gli shopping-mall sono abitate da corporazioni transeunte”.

Ora non è che tutte quelle macchine parcheggiate in Piazza del Carmine siano un inno alla convivialità, però il progetto definitivo proposto dal Comune fiorentino sembra andare proprio nella direzione di uno shopping mall, visto che chi ha fatto il progetto, Ing. Giustiniani, ne ha già realizzati diversi in passato ( http://www.oice.it/progettopubblico/23/outlet.pdf ): andiamo verso ‘la Repubblica dell’Hydea’? E i costosissimi posti auto del progetto sono forse funzionali ai nuovi appartamenti nel complesso edilizio posto nella vicina Piazza de’ Nerli? Nulla di male, basta dirlo apertamente.

Allora dato che uno degli ultimo slogan visivi del Sindaco per la corsa a Segretario è “ozzalaP—>Strada”, lo facciamo questo confronto/assemblea tra i cittadini della strada da una parte e Palazzo Vecchio dall’altra? Non sarebbe opportuno far partecipare i residenti non solo con diritto di parola, ma ANCHE con diritto di voto al fine di decidere se e come fare il parcheggio interrato? Altrimenti quella del Sindaco-Segretario-Premier non verrà annoverato come l’ennesimo dem-blablabla? Anche perché, essendo Piazza del Carmine una piazza storica, se ha ragione Montanari nel trovare un legame tra l’articolo 1 (“La sovranità appartiene al popolo”) e l’articolo 9 (“La Repubblica… Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”) della Costituzione, la suddetta piazza è ANCHE dei residenti, non SOLO del Sindaco. O no? Scandicci, we have a problem.

Pochi giorni fa al termine della presentazione di un libro alla Biblioteca delle Oblate di Firenze, Gustavo Zagrebelsky, ex presidente della Consulta, ha detto “partiamo dal basso”. E sì che una volta partiva dall’alto, molto alto: ma com’è caduto in basso!

Infatti da troppo tempo si organizzano convegni, dibattiti, dove solo gli ‘esperti’ possono intervenire. Se capita, un po’ controvoglia, in coda si lascia intervenire quelli che vanno sotto l’etichetta di naufraghi urbani.

Un esempio di ciò lo si è potuto notare lo scorso 21.9.13, giornata mondiale dedicata all’Alzheimer, durante il convegno organizzato dall’AIMA (Associazione Italiana Malattia di Alzheimer) e tenutosi a Firenze presso l’auditorium del Monte dei Paschi, dove un familiare di una paziente affetta da tale patologia ha fatto notare, forse un po’ con tono da tragedia greca, come mancasse “la categoria dei familiari nella lista degli interventi” e che i decisori “se ne fregano dei cittadini”. L’inizio della giornata è stata introdotta dai saluti del presidente del Consiglio Comunale, il Giani bifronte (un posto in Comune, l’altro in Regione ), che dai toni aulici con cui presentava la giornata (intro-blablabla?), faceva venire il seguente sospetto: non vorrà mica candidarsi a qualcosa? Ma guarda un po’, il giorno dopo su ‘la Repubblica-Firenze’ si legge che il medesimo “vuole correre come Sindaco” (‘la Repubblica-Firenze’, 22.9.13).

Durante la giornata è stato citato l’articolo uscito il giorno prima sul ‘Corriere della Sera’ a firma di Michele Farina dove vengono riportati i vari punti di svista dei referenti sanitari dei principali partiti in merito al piano nazionale per le demenze.

Voilà: “Smantellarlo sarebbe un delitto” (Luigi D’Ambrosio Lettieri, PDL, ‘Correre della Sera’, 20.9.13), “E’ coerente con gli obbiettivi di salute pubblica” (Catiuscia Marini, PD), “Oramai è da rivedere” (Serenella Fuksia, M5S), “Giudicarlo insufficiente sarebbe ingeneroso” (Pierpaolo Vargiu, SC), “Piano assolutamente migliorabile, ma valido” (Fabio Rizzi, Lega Nord).

Epitaffio finale dell’articolista in questione: “Peccato che non c’è”.

Posto che in Italia ci sono un milione di malati di demenza, in questo caso i suddetti blablablaisti del Transatlantico e non come li classifichiamo? Perché definirli dei dadaisti sarebbe troppo generoso. Forse siamo al demenz-blablabla?

Come da scaletta, al suddetto convegno era attesa anche la Vicesindaco Saccardi, nonché Assessore al Welfare e Sport del Comune fiorentino: assente in quanto in quei giorni si svolgevano anche i Mondiali di ciclismo. Un po’ meno giustificata la sua assenza il 30.9.13 per l’incontro alla biblioteca Canova dal titolo ‘Parliamo di Alzheimer: la cura della persona la qualità della vita i servizi’. Allora, dopo tutte queste assenze non si comprendono le sue esternazioni del tipo “Nella sanità toscana totale incapacità di governo” (Stefania Saccardi, ‘la Repubblica-Firenze’, 29.9.13).

La risposta del segretario regionale del partito non si è fatta attendere: “Sono sorpreso dalle parole di Stefania Saccardi. Nel partito ci sono tante occasioni di confronto, come la conferenza programmatica. Se ci sono cose che non le vanno bene potrebbe venirle a dire in quelle sedi e proporre cambiamenti” (Ivan Ferrucci, ‘la Repubblica-Firenze’, 30.9.13). Da notare che al convegno sull’Alzheimer, qualche rappresentante politico ha posto il problema sul “perché non è possibile avere una competenza geriatrica a Sesto?” (Caterina Conti, Società Salute Nord-Ovest): non era forse quella la sede adatta per fare certe esternazioni visto che erano stati invitati anche rappresentanti della Regione?

Nel dubbio, anche questo episodio non rischia di finire in un ennesimo blablabla? Tanto più che passano pochi giorni e l’Agenas, l’agenzia nazionale per i servizi sanitari delle Regioni annuncia che: “In Toscana le cure migliori” (‘la Repubblica’, 3.10.13). Certo molte cose sono perfettibili, come il fatto che al suddetto convegno fosse assente anche l’Assessore alla Sanità regionale, dopo che il Presidente aveva detto che “credo in un PD che difenda le fasce sociali deboli” (E.Rossi, ‘la Repubblica-Firenze’,16.9.13). In sostituzione dell’Assessore Regionale, tale Mancusi, che non deve aver dato l’idea di essere un gran conoscitore in materia tanto che la giornalista che moderava la tavola rotonda ha detto ironicamente: “Mancusi, mi scusi”. Ma a scusarsi a questo punto dovrebbero essere in diversi.

Ma se proprio vogliamo rimanere in tema, a Firenze il 15 marzo 2013 nel salone dei Duecento in Comune insieme all’Assessore Petretto si è svolto il convegno dal titolo ‘Per un nuovo Welfare: crescita, equità, sussidiarietà’, organizzato dalla Fondazione Filippo Turati Onlus, dove si è battuto molto sul concetto di “sussidiarietà” e “differenziazione” inclusi nell’art.118 della Costituzione. All’entrata venivano offerti opuscoli della suddetta fondazione ove si legge “residenze per persone anziani, per disabili, per malati di Alzheimer, per persone in stato vegetativo, centri di riabilitazione, case di cura, centri di soggiorno e case di riposo” ( http://www.fondazioneturati.it/wp/chi-siamo/ ).

Visto che la densità delle case di riposo nell’area fiorentina non è certo inferiore ad altre città, una domanda da svariati milioni di euro: costa di più un malato di Alzheimer assistito in una RSA o quando è ricoverato in una casa di cura?

Sarebbe interessante porre il problema anche al guru della Renzinomics che tempo fa aveva dichiarato che “non bisogna farsi abbagliare dalle sirene del libero mercato in settori come la sanità, dove viceversa lo Stato deve continuare a regolare il servizio” (Yoram Gutgeld, ‘la Repubblica A&F’, 23.9.13): sani-blablabla?

Tanto più che il suo capocorrente, tanto per fare i complimenti all’attuale governo, si era lanciato in un sibillino “non che lo sforamento del debito è colpa dell’instabilità politica” (M.Renzi, ‘la Repubblica’, 24.9.13): allora dato che al convegno fiorentino sull’Alzheimer nella toccata e fuga della senatrice Di Giorgi costei aveva accennato al mormorio che “nella prossima legge di Stabilità si incrementi il Fondo per la non Autosufficienza”, che adesso è pressoché arrivato a zero, che si fa? Sforiamo o sfottiamo?

Un altro show ce lo hanno offerto i vari pretendenti italiani al premio Pulitzer in merito al caso Telecom. Si legge: “Fallimentari le gestioni di Colaninno, Tronchetti e banche” (A.Penati, ‘la Repubblica’, 22.9.13). E del fallimento del giornalismo non si parla mai? Possibile che ora tutti caschino dalle nuvole?

Perlomeno nella ricostruzione di Giorgio Meletti sul ‘Fatto Quotidiano’ del 25.9.13 si tenta di darne una ricostruzione più ‘onnicomprensiva’ quando scrive che “Morale della scalata 2001. Roberto Colaninno nel 1996 è un dipendente di Carlo de Benedetti, manager nella natia Mantova della Sogefi. Viene nominato a sorpresa amministratore della Olivetti e due anni dopo, con Gnutti e la ‘razza padana’ ne ha acquistato il controllo. La usa per scalare Telecom. Nel 2001 vende a Tronchetti ed è ricco”.

Domanda: chi c’è dietro la famosa Opa Telecom? Mah, deve essere un segreto di Pulcinella. Come se poi Tronchetti non avesse quote nella Rizzoli Correre della Sera. Possono forse chiamarsi fuori da tutta questa vicenda pubblico/privata i due maggiori quotidiani? Se 2+2=4, probabilmente dai capitani coraggiosi si passa ai pulitzerini timorosi. Siamo allo scari-blablabla?

Qualcuno a ‘la Repubblica delle idee’, svoltosi a Firenze lo scorso giugno, ha detto che “noi siamo autoreferenziali”. Certo costui ha quasi sfiorato la perferzione, ma per raggiungerla, dopo decenni e decenni di giornalismo, è troppo chiedere a chi ha fatto questa affermazione di spiegare almeno una volta nei suoi editoriali domenicali come mai Olivetti nel 1992 di occupati ne aveva 40401 e nel 2012 si è scesi a 778? “Non ne parla mai” disse Gianni Dragoni de ‘Il Sole 24 Ore’ alla presentazione a Firenze del suo ultimo libro ‘Banchieri & Compari’ (Ed. Chiarelettere 2012). O siamo all’auto-blablabla?

Non che il giornalismo televisivo stia meglio. Qualche sere fa a ‘Porta a Porta’, il conduttore Vespa rivolgendosi prima al vice ministro dell’economia Fassina e poi al Ministro Lupi più o meno ha detto: “Voi siete riformisti mentre voi invece siete liberali”: sinceramente non ce ne eravamo accorti, ma poi è forse vietato dal codice della strada essere liberali ed anche riformisti?

Ed anche chi si fregia di fare ‘Servizio Pubblico’ in TV pare più interessato oramai ad un giornalismo velinario.

Oltre alla Leopolda, come mai a qualche ‘ottoemezzina’ non viene mai in mente di fare un collegamento in diretta anche con le Leopoldine di P.zza Tasso a Firenze? E’ il giornalismo, bellezza! O così dovrebbe essere. Forse ha il timore di non fare abbastanza audience con il vocìo dello “sparuto gruppo di residenti” (copyright M.Renzi) dell’Oltrarno?

Quanto al millantato ‘riformismo’ a questo punto invece di fare le barricate si spera prevalga il ‘buonsensismo’, che come aveva accennato il deputato Fossati in un incontro fiorentino quest’estate, si porti a termine almeno un ‘porcellino’ che garantisca un minimo, dicasi un minimo, di maggioranza parlamentare.

Tornando al succitato capitano mantovano, non si capisce con quali meriti questi sia entrato anche nella vicenda Alitalia. E i risultati si sono visti, tanto che adesso si tenta di far entrare Poste Italiane nel capitale della compagnia di bandiera. Inutile fare dell’ironia sulle nuove tariffe di posta aerea, ma qualcuno ora tenta di farci credere che stiamo volando alto affermando che “per merito del Premier e del Ministro Lupi, questo intervento segna una discontinuità rispetto al passato e l’inizio di una politica industriale nuova” (Raffaello Vignali, capogruppo PDL Commissione Attività Produttive Camera dei Deputati, ‘Il Sole 24 Ore’, 13.10.13)”: se era una battuta, non fa ridere.

Piuttosto perché i sedicenti ‘liberali’, che stanno parcheggiando il loro attuale simbolo in soffitta per riprendersi quello vecchio, non fanno uno piccolo sforzo di ingegno creativo chiamandosi ‘Forza Alitalia’? Oppure, visto che ancora per poco si considerano un popolo della libertà, prima di andare dentro, non sono ancora in tempo per girare la fiction dal titolo ‘Ali-blablabla e i 40 ladroni’?

“Ci sarebbe una cosa fa fare: spedire la ‘fattura’ a Berlusconi, che da Palazzo Grazioli ha strumentalmente concepito l’orrida ‘Fenice’, e a Corrado Passera, che da Banca Intesa l’ha volenterosamente partorita. Paghino loro, non gli incolpevoli contribuenti (M.Giannini, ‘la Repubblica A&F’, 14.10.13): ben detto, non sarebbe questa una svolta etica all’insegna del “chi rompe paga ed i cocci sono suoi”?

Anche a Firenze in attesa di un acquirente c’è l’esangue ‘Florence Multimedia’, istituita anni fa dal Sindaco fiorentino quando era Presidente della Provincia: anche qui, non può pagare la ‘fattura’ chi di dovere? Questa sì che sarebbe una botta di ‘Stil Novo’. O rimarremo impantanati allo stil-blablabla?

Sempre il forzalitalista Vignali nel medesimo intervento sul ‘Sole’ si lancia ad alta quota in paragoni che non hanno nessun paracadute logico: “Francamente non risulta aver sentito tanto strepito per interventi abnormi come la passata incentivazione delle fonti rinnovabili per fare un esempio: quello era sì un intervento pubblico sbagliato e a carico della collettività”.

Il problema del decreto Bersani del febbraio 2007 sul fotovoltaico aveva come difetto quello di non aver avuto una politica industriale post-incentivi per far sì che, una volta terminati, si creassero i presupposti per creare una filiera degna di tale nome.

Anche di questo si è parlato lo scorso 9.10.13 a Verona all’EnergySmartExpo (Ministro Zanonato assente) alla presenza del senatore Mucchetti – che oltre a presiedere la tavola rotonda nei corridoi si lasciava sfuggire “Telecom non deve andare in mani straniere” – e i rappresentanti del settore energetico, tra cui Nicola Cosciani, Presidente Gruppo Sistemi di AccumuloANIE Energia. Quest’ultimo nel ricordare che in Germania si è incentivato con 25 milioni tale tecnologia, ha aggiunto, anche per rispondere indirettamente al summenzionato forzalitaliota, che “l’incentivo è uno strumento per sviluppare una strategia energetica non un sussidio economico”. Certo dipende poi da che uso se ne fa.

Imperioso l’intervento al convegno veronese da parte di Alessandro Ortis, membro del comitato scientifico e già presidente dell’AEEG, che testualmente ha detto “Ci diamo una mossa?”, dopo aver ricordato che in ambito di strategia energetica nazionale bisognerebbe guardare oltre il 2020.

Il Sindaco di Firenze qualche mese fa girava per la città tutto impettito con maglietta bianca sulla quale stava scritto che “Tutti abbiamo un paio d’ali, ma solo quelli che sognano imparano a volare”: ha mai provato a far decollare un aereo senza carrello?

Sì perché proprio in materia di accumuli e energia distribuita è stato lo stesso Cosciani a ricordare che c’è una “situazione confusa” e un “buco normativo”. Così succede che chi se ne avvantaggia sono quelle grosse aziende che provengono da paesi dove il vuoto normativo non c’è e che quindi non hanno avversari quando c’è da vincere un appalto per fare delle sperimentazioni sulle microgrid (in attesa che vengano normate le Virtual Power Plant); come sta succedendo ad esempio con Siemens presso il campus universitario di Savona, dove guarda caso tutta l’area è stata cablata con fibre ottiche: sosteniblablabla?

Se si vuole fare un discorso di smart energy a lungo raggio, va sottolineato che energia e telecomunicazioni andranno a braccetto. Sulle fibre ottiche (100Mbps) allora, invece di rimanere lì impalati in attesa del semestre di Presidenza UE, non converrebbe al Governo in materia di Agenda Digitale mettere l’opinione pubblica e gli investitori a conoscenza di un piano, una road map, di una calendarizzazione, per la copertura di tutto il territorio nazionale?

Fibre o non fibre “Uno studio di Ericsson sull’impatto della velocità della banda larga sul reddito familiare rivela che un aumento della velocità da 4 a 8 Mbps nei Paesi dell’Ocse (tra cui l’Italia) produce un incremento del reddito di 120 dollari al mese… Nei Paesi del G-20, l’economia Internet vale il 4% del Pil” (Luca Tremolada, ‘Il Sole 24 Ore’, 13.10.13): perdere oggi questo treno non sarebbe fatale? Non parliamo poi dei benefici in campo socio-sanitario e diagnostico.

Allo stesso modo il Sindaco-Segretario-Premier prima di lanciarsi in proclami sul fatto che Firenze sia la prima città italiana ad avere il wifi gratuito, non sarebbe meglio che prima questa tecnologia la facesse funzionare stabilmente almeno dentro le biblioteche o in quelle poche zone del centro? E’ da questi dettagli che si vede se uno ha il quid.

Sempre a proposito di sostenibilità ambientale nella biblioteca fiorentina Thouar il 24.9.13 si è svolto l’incontro dal titolo ‘Firenze è una città ciclabile’ organizzato da ‘Città Ciclabile’ dove la rappresentante dell’associazione Carla Lucatti ha detto che “non c’è piano generale di piste ciclabili e rastrelliere” (in gergo chiamasi cronoprogramma), e che “se le piste sono scollegate, non servono a nulla”, dove tutto è “fatto a spizzichi e bocconi”. Il Sindaco-Segretario-Premier al termine dei Mondiali di ciclismo che si sono svolti a Firenze a fine settembre ha risposto che “Siamo 87 chilometri di piste e 16 mila posti nelle rastrelliere. Le associazioni che si lamentano rischiano di perdere credibilità” (M.Renzi, ‘la Repubblica-Firenze’, 1.10.13).

Il 26.9.13 alla presenza dell’Assessore alle Infrastrutture della Toscana Ceccarelli, che oltre a ricordare come la bici possa essere un elemento di aggregazione sociale, sono stati illustrati in base alla legge 271/2002 della Toscana i progetti infrastrutturali in piste ciclabili (ciclopista Arno, Grosseto-Siena, via Francigena, Tirrenica).

Però qualcuno ha messo in evidenza il confronto impietoso con Amsterdam (400 km piste ciclabili), ed altri hanno illustrato le varie ‘ricuciture’ in fase di realizzazione a Firenze: non è questa un’ammissione di non aver avuto un piano predefinito, considerato che è stato proprio il Sindaco-‘aspiratutto’ dalle sue newsletters poco prima dei Mondiali a dire “stiamo lavorando pancia a terra”? Infatti qualcuno di ‘Città Ciclabile’ ha suggerito di inserire nel Regolamento Urbanistico che quando c’è da asfaltare una strada analogamente venga fatta anche la pista ciclabile: ma per quanto tempo ancora continueremo con questa pizza 4 stagioni del Rinascimento, visto che su questi temi esistono altri Paesi che ci fanno mangiare letteralmente la polvere?

Comunque i Mondiali sono stati una bella manifestazione di sport (e di spot), ed il Sindaco ha riconosciuto che “Hanno vinto i fiorentini” a dimostrazione che ancora una volta è la società civile a pedalare più forte delle istituzioni. Tutto ciò malgrado i titoloni da paura che inneggiavano agli infiniti congestionamenti: “I disagi ci saranno però basta fare i ‘brontoloni’” (M.Renzi,’la Repubblica-Firenze’, 20.9.13), “Mondiali, rompicapo Ataf la ‘salvezza’ è la linea D” (‘la Repubblica-Firenze’, 17.9.13), “Mondiali, fiorentini sotto stress. 2 mila telefonate al giorno” (‘la Repubblica-Firenze’, 19.9.13), “Mondiali, pompieri in allarme” (‘la Repubblica-Firenze’, 10.9.13).

C‘è chi per l’occasione ha preso ferie, ma tanti hanno diligentemente preso il trenino e così Firenze per una settimana è diventata una sorta di oasi della vivibilità. Tanto che finita la manifestazione, ritornare alle condizioni pre-mondiali e rimanere nuovamente imbottigliati nel traffico, come se nulla fosse successo, è stato un impatto violento.

Ed infatti si legge: “La favola bella non basta” (S.Bertuccelli, ‘la Repubblica-Firenze’, 1.10.13). Ma non si capisce non chi ce l’abbia chi scrive che “ma almeno domani forse prenderemo le distanze dai catastrofisti cronici, da quelli che hanno un orizzonte corto, da ‘firenzina’ come diceva Spadolini” ( http://montanari.blogautore.repubblica.it/2013/09/27/quello-che-i-mondiali-ci-lasceranno/ ). Il problema semmai viene da chi, avendo aspirazioni di Governo nazionale, su questi temi deve essere costantemente pungolato quando invece dovrebbe arrivarci da solo. Temi che poi erano anche quelli della campagna elettorale al Governo cittadino: riuscirà nell’impresa durante il secondo mandato? Anche perché qui ci sarebbe da aprire il capitolo tramvie che finché non si vedranno sfrecciare e collegate alle piste e le rastrelliere, le possiamo tranquillamente chiamare ‘le venvie’.

Qualche spunto di riflessione su quello che succederà ce lo hanno dato Sergio Staino ed un vero capitano coraggioso come Farizio Barca, durante la presentazione del suo libro ‘La traversata’ svoltosi alla libreria ‘Feltrinelli’ di Firenze l’8.10.13. Ambedue hanno fatto osservare al Sindaco- ‘aspiratutto’ che c’è una differenza tra la campagna delle ‘primarie’ e quelle da Segretario. Evidentemente è proprio il destinatario di queste osservazioni che stenta a capirlo, inutile spiegare perché. Dopo le sue esternazioni sull’indulto che sarebbe stato un autogol, Verdelli ci ricorda che “Fare politica usando come bussola i radaristi dell’opinione pubblica è stato uno dei pilastri della filosofia berlusconiana di governo” (‘la Repubblica’, 15.10.13).

Allo stesso modo val la pena ricordare ciò che ha dichiarato Silvio Scaglia a.d. di Fastweb dopo mesi e mesi di carcere preventivo: “In cella meno spazio che per i maiali… la metà di loro erano in attesa di un processo. La metà della metà di loro risulteranno innocenti” (‘la Repubblica’, 19.10.13): siamo all’indult-blablabla?

Piuttosto, se coerenza chiama coerenza, che cosa ci faceva uno degli ‘aficionados’ del Sindaco-‘aspiratutto’, al secolo senatore Marcucci, davanti al carcere di Sollicciano pochi giorni prima delle ultime elezioni politiche? Come mai in Parlamento non si è occupato della condizioni animalesche delle carceri invece di infilarsi in Commissione Cultura e preoccuparsi principalmente di come mettere una pezza a qualche fondazione lirica di qualche capoluogo del centro-nord?

Naturalmente la senatrice Di Giorgi storcerà il naso nel leggere queste cose, mentre la senatrice Petraglia (Sel) e l’Assessore alla Cultura della Regione Toscana, probabilmente no.

Dubbi in merito? Come mai allora qualche sera fa prima dell’inizio del ‘Nabucco’ di Verdi a Bologna gli orchestrali hanno protestato contro la nuova legge Bray? Non era evidente che prima o poi si sarebbe arrivato al ‘perché tu sì ed io no?’. Canta che ti passa… Forse canteranno meglio il ‘Rienzi’ di Wagner?

Ma malgrado questi straordinari risultati lirici, qualcuno comunque ‘chiagne e sfotte’ perché gli stanno strette le larghe intese: val la pena ricordargli, visto che a tempo debito era stato invitato ad alzarsi sui pedali per tirare la volata allo “spompo” Bersani, che se tutti i renziani delle ‘primarie’ si fossero turati il naso e avessero votato coerentemente alle elezioni, oggi uno striminzito governo politico forse ci sarebbe. Quantomeno sufficiente a fare una mini legge elettorale, che se la Corte riterrà incostituzionale quella vigente, allora sì che torneremo alle vecchie ammucchiate; e qualora ciò avvenisse, non tornerà con vigore in mente la frase di colui che disse “Un politico guarda alle prossime elezioni. Uno statista guarda alla prossima generazione ”? (De Gasperi)

Il Sindaco ha senz’altro il merito di aver portato un po’ di pepe sullo scenario politico nazionale, ma adesso! non ci vuole anche il sale?

Riuscendo a fendere le onde al Premier va riconosciuto di aver avuto il suo giorno da capitano coraggioso, ma per cortesia non si lanci anche lui in proclami del tipo “finito il ventennio di Berlusconi” (E.Letta, ‘la Repubblica’, 7.10.13): il Cavaliere è il male assoluto o è il sintomo di una malattia? L’ex Premier ora sarà anche un po’ scassato e un po’ abbandonato, ma se questo Paese non avrà un sussulto etico, domattina saremo al punto di prima.

Tanto per non girare intorno al problema, giorni fa al circolo ARCI Due Strade il Presidente toscano di Legambiente Fausto Ferruzza nel presentare il rapporto su ‘Ecomafie 2013’ ha detto che il giro d’affari in questo campo si aggira intorno ai 16,7 miliardi di euro. Per rincarare la dose l’ultimo rapporto Svimez dice che “Senza una seria e mirata politica per la crescita e senza una potente lotta alla criminalità organizzata non ne usciremo” (‘la Repubblica’, 18.10.13): tra l’IMU di Brunetta, il reddito di cittadinanza dell’M5S, le ‘pierinate’ del Sindaco sui 200 euro a chi ha un reddito sotto i 2000, non si sa veramente a chi dare l’oscar de ‘Il grullo canterino’.

Meno male che un vecchio saggio come Guido Rossi ci porta al nodo di un altro grosso problema, perché quando le persone non hanno liquidità cadono facilmente in dei vortici senza possibilità di risalita: “Il momento storico è per il nostro Paese particolarmente delicato, poiché si accompagna, come sta succedendo anche altrove, con la sparizione delle classi medie, o più precisamente ancora della borghesia… ma proprio perché non abbiamo un governo globale, siamo governati indirettamente da organismi senza legittimazione democratica, che attraverso l’ampio potere dei mercati rendono prive di potere effettivo le politiche di alcuni Stati come il nostro” (Guido Rossi, ‘Il Sole 24 Ore’, 29.9.13).

Poi naturalmente c’è chi su questo argomento continua a far demagogia contro le banche perché queste non danno i finanziamenti alle piccole imprese ma aprono i rubinetti ‘ai soliti noti’ con la complicità della politica: e quando mai durante le ‘primarie’ politiche da costui sono partiti strali contro la JP Morgan, peraltro rinviata a giudizio sul caso MPS? Come se poi alcuni dei suoi conoscenti non ci avessero lavorato.

Se proprio si deve trovare un leitmotiv, quello dovrebbe essere “GLOCALIZZAZIONE”. Soprattutto a livello finanziario, nel senso che finché le banche non avranno l’obbligo di reinvestire una buona parte dei loro capitali sul territorio locale, avremo ingenti somme di danaro che viaggeranno da una parte all’altra del globo a velocità supersonica senza alcuna possibilità di controllo.

Chissà se i candidati alla segreteria ‘democratica’ si saranno posti questo problema.

Nel modulo per concorrere (allegato ‘candidatura_segr_PD‘; copia originale inviata prima delle ore 20 dell’11.10.13), si chiede di “essere in possesso dei requisiti richiesti dallo Statuto e dal Codice Etico del Partito Democratico”: ma il sedicente comitato etico si è posto la “questione morale” se sia i vecchi e sia i nuovi iscritti quantomeno debbano fare o meno un’opera di trasparenza presentando al momento dell’iscrizione anche una dichiarazione di antimafia o di eventuale appartenenza a logge massoniche? E dei finanziamenti che qualcuno dei candidati non ha ancora reso noti, alla faccia della trasparenza, come la mettiamo?

Sempre all’interno della dichiarazione per concorrere si legge che “dichiara di impegnarsi a riconoscere e sostenere lealmente il Segretario Nazionale che verrà eletto”: e chi sono i componenti della ‘discarica’ dei 101 che hanno affossato il Segretario precedente?

Qualche candidato ‘stilnovista’ in uno dei suoi libri ha scritto che “La partita di calcio ci insegna che la vita va presa così, mettendosi in gioco”: come fa un cittadino, che ha la presunzione di considerarsi ‘democratico’, a partecipare alla competizione essendo costretto a raccogliere uno sproposito di firme in uno spazio temporale così ridotto?

E perché l’attuale segretario reggente ‘democratico’ non ha avuto il buon costume di rispondere alle domande (email in calce) dopo che al GR3 dell’11.10.13 sono state riportate le sue frasi sul fatto che quello ‘democratico’ è un partito “aperto a tutti”? Open-blablabla?

Una non-risposta è una risposta, ma non è questo un ennesimo esempio di vecchia politica? E non vengono in mente le frasi precedentemente riportate del GIP Pezzuti sull’inchiesta della TAV fiorentina di “un circuito del tutto autorefeRenziale”?

Sembra sia in corso il mercato delle tessere, e allora consiglio per gli acquisti: tu il prossimo segretario ‘democratico’ come lo vuoi, liscio, gassato, o blablabla?

Cordialmente

Giovanni Amaducci

Pensierino dello Scorporo:

M.R.: “Ora Amaducci non ci venga a raccontare che aveva previsto tutto anche su Telecom, e che si sarebbe dovuto fare lo scorporo. Mi creda, non se può più!”

G.A.: “Abbia pazienza, ma credo di essere l’unico juventino ad aver esultato sul gol Adriano in Fiorentina-Milan del gennaio 2002 finita 1-1, l’anno in cui i viola poco dopo finirono in B. E fallirono.”

M.R.: “Ma cosa centra questo con Telecom?”

G.A: “Beh, vorrà pur dir qualcosa se un giornalista come Jacobelli recentemente ha scritto che ‘Un tempo per piangere e per arrabbiarsi, dopo essere stati sbattuti inverecondamente in C2, vittime di una macroscopica ingiustizia, perpetrata nell’estate del 2002 da quelli del Palazzo che la Fiorentina non hanno mai amato’.

M.R.: “Continuo a non capire. Cosa centra Lei, non è che ha letto troppi gialli?”

G.A.: “Caso ha voluto che durante il passaggio di TMC a SEAT, quest’ultima del gruppo Telecom, Cecchi Gori finisse a gambe all’aria, riviato a giudizio dal PM Mazzotta ed il GIP Crivelli – sempre in coppia quei due – e proprio nello stesso periodo malgrado i ricorsi e controricorsi hanno fatto di tutto per archiviare la mia di inchiesta.”

M.R: “Le sentenze si rispettano. Eppoi con i Della Valle siamo andati in Champions.”

G.A.: “In effetti non vi è dubbio che V.C.G. fosse una via di mezzo tra un ingenuo ed un bischero, nel senso che non era in grado di espandere ciò che suo padre aveva costruito. Avrà fatto i suoi crack, però se era difeso da un avvocato come il Predieri forse non aveva tutti i torti. Io, ignaro di tutto quello che stava succedendo a V.C.G., ho chiesto provvedimenti disciplinari al C.S.M. nei confronti del già citato PM, vinto per due volte in Cassazione nei confronti del GIP che ho perfino dovuto ricusare; senza successo naturalmente. Della serie: quando piazzi la palla ad uno che ha già sbagliato il rigore due volte, come minimo gli chiedi di fare un passo di lato e di farlo tirare ad un collega; macché, testardo come un mulo, al terzo tentativo invece di tirare il rigore in curva lo ha calciato in tribuna.”

M.R.: “Non è da un calcio di rigore che si giudica un giocatore cantava De Gregori. Non è che lo zuccone è proprio Lei?”

G.A.: “Può essere, ma visto che V.C.G. ha da poco fatto richiesta di oltre 250 milioni di euro di danni di euro nei confronti dello Stato a causa del comportamento del Giudice Puliga, nell’atto costitutivo della società fondata dai miei ex soci contro il quale feci l’esposto, nel collegio giudicante c’è proprio il nome del giudice che decretò il fallimento dei Viola. Curioso poi che fossero i miei ex soci, uno di loro difeso dal suo amico giuslavorista Guido Ferradini, a gestire il sito www.fiorentina.it e curioso che il loro server aziendale fosse fisicamente presso la DADANET del suo amico Paolo Barberis.”

M.R.: “E che cosa centra Paolo, lui offriva un servizio non faceva mica il poliziotto.”

G.A.: “No però andando a Milano al ‘Corriere’ a volte dava un po’ fastidio che facesse finta di non vedermi. Se poi si considera che la sede iniziale della mia ex azienda era in via Pindemonte nell’ufficio dove si trova ora la Nana Bianca di Barberis… Quest’ultima è una coincidenza simbolica, ma insomma qualche perplessità ad andare ad ascoltarlo all’Incubatore ce l’ho. Anche perché c’è stato un forte legame tra DADANET ed RCS. Ed RCS con Della Valle.”

M.R. “Sì ma lei vede intrecci tra tutte le parti. E’ il mercato bellezza!”

G.A.: “Infatti nel marzo 2002, su appuntamento fissatomi da Zomegnan, dopo averne parlato a quattrocchi con l’ex vicedirettore della ‘Gazzetta’ delle mie vicende fiorentine, il mio isolamento aumentò e di lì a poco, anche se forse non furono quelle le ragioni principali, dopo aver patito le pene corporali probabilmente mi furono comminate anche le pene scorporali; in nome della ‘globalità’, mi fu fatto intendere da quest’ultimo.”

M.R.: “Non facciamo i piagnoni: scommetto che di tutta questa vicenda ha chiesto consiglio ed aiuto al suo vicino di casa, nonché ex Presidente dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni.”

G.A.: “Spiace deluderLa Sindaco, ma non ci parlo dal febbraio ’98.”

M.R. “Senta ho un’idea. Nel colloquio con Scalfari pubblicato da ‘la Repubblica’ il 1° ottobre scorso’, Francesco I ha detto testualmente che i mali del mondo sono ‘I giovani senza lavoro e i vecchi soli’, e siccome Lei quindici anni fa disse testualmente che ‘si sta facendo tardi, tra poche ore sarà di nuovo sera e troppi giovani e molti anziani non sanno ancora dove trovare riparo, lavoro ed assistenza’, perché non si candida per diventare Papa? Inoltre Lei mi sembra abbastanza votato per il martirio.”

G.A.: “E’ un’idea, non ci avevo proprio pensato. Giovanni XXIV penso calzerebbe a pennello. Però ho bisogno di un appoggio politico.”

M.R.: “Tranquillo Amaducci, dopo la mia capatina da Ratzinger insieme al Maggio Musicale Fiorentino lo scorso febbraio, di appoggi in Oltretevere ne ho a bizzeffe.”

G.A.: “Allora io lavoro in nome di Dio e Lei in nome della Costituzione. Perfetto, o quasi.”

M.R.: “Esatto come nella teoria dei due soli di Dante, ma prima devo dargli un ritocchino alla Carta e renderla più ‘cool’, cioè più presidenziale. Ma perché dianzi ha detto ‘quasi’?”

G.A.: “Sa com’è, con la mia passione per la bici mi annoierei un po’ se potessi pedalare solo all’interno delle mura vaticane. Non è che Lei una volta Premier ha intenzione di fare le piste ciclabili anche per tutta Roma?”

M.R.: “Appena finisco quelle fiorentine mi ci butto a babbo morto!”

G.A.: “Se ne fa una ogni morte di papa allora stiamo freschi. Faccio prima a scrivere il Conciclo Vaticano I.”

M.R.: “Habemus Giovanni Brontolo I? Un sorriso.”

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